Vexilla Regis prodeunt, fulget Crucis mysterium

domenica 1 aprile 2007 alle 01:09
Entriamo nel mistero della Settimana Santa accompagnati da un pensiero che p. Pietro Bovati condivide su questo blog:

«Avanzano le insegne del re, rifulge il mistero della Croce», cosi inizia uno dei più celebri inni della Chiesa latina, cantato al venerdì santo. Ma questo canto ben si adatta anche alla liturgia della Domenica delle Palme, che unisce trionfo e Passione.

L’ingresso regale del Signore nella santa città di Davide è il trionfo del re di pace, la vittoria di Colui che viene a salvare il suo popolo, e a portargli riconciliazione, concordia e letizia. Con la processione liturgica, noi imitiamo la folla di Gerusalemme, che andò incontro al Signore con i rami di olivo, cantando: «Benedetto Colui che viene, osanna al Figlio di Davide». E così confessiamo, nei gesti semplici della fede, che Gesù di Nazareth è il nostro Signore, e che la sua regalità si afferma in questo mondo, anche se non è di questo mondo. Umili rami nelle nostre mani, per celebrare il vessillo del Re della terra, il vessillo della Croce, la nobile insegna della pace. Le insegne di Cristo devono tutte essere marchiate dal segno della mitezza, perché Egli, pur essendo di natura divina, per amore si umiliò fino a morire sulla croce (Fil 2,6-8), e, servo perfettamente obbediente alla volontà del Padre, non si è sottratto al supplizio dello schiavo ribelle, per poter riconciliare ogni cosa nel suo sangue innocente.

Questa è la via della pace, questo è il cammino del vero re, il cui Nome è sublime e davanti al quale si inchinano adoranti le potenze del cielo, della terra e degli inferi (Fil 2,10). La via della pace è la via del servizio umile, del dono gratuito che non si ritira di fronte al disprezzo. La via della pace è la via della Croce.

I rumori della guerra ci sono ormai fin troppo familiari, la cronaca riporta quotidianamente fatti anche di estrema crudeltà. Forse abbiamo preso maggiore coscienza di quanta violenza alberghi nei cuori umani, proprio nei nostri giorni, nonostante tante leggi sapienti, tante attestazioni di civiltà. Violenza nei paesi anche a noi vicini e a noi più cari, violenza nelle città bombardate, nelle strade percorse da profughi minacciati, nelle prigioni dove si tortura, nei campi, dove invece del grano si sparge il sangue. Violenza nelle nostre case, nelle segrete pieghe dell’incomprensione e dei frettolosi abbandoni. Violenza dell’indifferenza e della derisione.

Ma la via della pace, l’impossibile via della pace, è stata inaugurata e percorsa, trionfalmente, dal Signore Gesù; e questo è per noi motivo di speranza. Il suo sangue, versato in nome di un odio assurdo, è un sangue puro, è una medicina che risana la violenza. L’odio infernale non è capace di intaccare la purezza limpida dell’amore del Signore per i suoi fratelli. La violenza è inghiottita dalla misericordia. Un nugolo di testimoni, lungo secoli, fino ai nostri giorni, ha intrapreso la medesima strada; il corteo dei martiri avanza glorioso sotto il segno della Croce, guidando il nostro incedere.

Anche a noi, eredi di tanta speranza, è dato infatti di poter indossare la livrea del Cristo, di essere con lui nella via della pace, con gesti semplici di riconciliazione, con la paziente e coraggiosa testimonianza del bene, ad ogni costo; possiamo anche noi dare il nostro sangue, la nostra vita, amando senza attendere ricompense, sopportando le umiliazioni senza condannare nessuno. Anche noi possiamo, per il dono del Cristo, intraprendere la via della Croce, che è la via regale della pace.


Pietro Bovati SJ
(Pontificio Istituto Biblico - Roma)

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