domenica 24 ottobre 2010 alle 16:22





LA VERA SCIENZA E’ PER TUTTI GLI UOMINI, NON PER ALCUNI A DANNO DI ALTRI

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Written by Aigoc
Tuesday, 05 October 2010 14:57

La riflessione dell’Associazione Ginecologi e Ostetrici Cattolici sul Premio Nobel per la Medicina 2010 al padre della fecondazione “in vitro”

Roma – “Di fronte all’entusiasmo ed all’esultanza suscitati in ambito ostetrico-ginecologico dalla notizia dell’assegnazione del premio Nobel al Prof. Edwards, che ha il “merito” di aver utilizzato una tecnica veterinaria già in uso per riprodurre anche gli esseri umani, ci sembra doveroso ricordare ai colleghi esultanti ed a tutti i cittadini l’altissimo costo in vite umane innocenti che la fecondazione in vitro anche a distanza di più di 32 anni dalla nascita di Louise Brown comporta” – è quanto dichiara oggi in una nota il Prof. Giuseppe Noia, Presidente dell’Associazione Ginecologici e Ostetrici Cattolici (AIGOC).

“I dati forniti dall’ultima relazione del Ministro della Salute sulla legge 40/2004 - dichiara Noia - dimostrano chiaramente che nel 2008 solo 7.855 degli 85.113 embrioni trasferiti in utero sono nati vivi e che solo 6.245 delle 40.574 coppie che si sono sottoposte alla fecondazione in vitro hanno avuto la possibilità di avere uno o più figli in braccio. Se, dunque, è bene gioire per i 4,5 milioni di bambini che sono nati in questi 32 anni grazie alla fecondazione in vitro bisogna anche avere il coraggio di piangere amaramente i 41,535 milioni che sono stati coscientemente e volontariamente esposti a morte per poter far nascere i 4,5 milioni di bambini!”

“A tutto ciò - continua il Presidente dell’AIGOC – bisogna aggiungere i milioni di embrioni congelati in tantissimi laboratori di procreazione artificiale nel mondo, l’aumento delle gravidanze plurime, l’aumento della prematurità e della patologia neurologica del neonato e l’incremento delle malformazioni e delle anomalie cromosomiche, nonché, da ultimo, il business sulle banche degli ovociti, degli uteri in affitto e delle mamme-nonne. E’ questo il vero costo di ogni tipo di fecondazione in vitro, altissimo costo in vite umane innocenti ed indifese chiamate strumentalmente alla vita per consentire ad un bassissimo numero di essi di sopravvivere e di soddisfare il desiderio di una piccola parte delle coppie committenti! Considerato che la fecondazione in vitro non è terapia della sterilità coniugale umana, ma una tecnica alternativa di riproduzione umana (i concepiti sono solo un oggetto, un semplice ammasso di cellule), si può continuare ad accettare tacitamente il sacrificio di un numero così alto di vite umane innocenti ed indifese?”.

“Accettare tutto questo - conclude il Prof. Noia - ed assistere in silenzio a questo scempio è ancora più grave ove si tenga conto che risultati migliori già si ottengono fra le coppie apparentemente sterili – anche tra quelle che hanno tentato senza successo la “fivet” – imparando semplicemente a riconoscere la loro fertilità di coppia e che risultati sempre più incoraggianti si possono ottenere con correzioni chirurgiche di alcuni fattori anatomici concomitanti. Una vera scienza deve guardare a tutta la persona, a tutto l’uomo e non può riconoscere un successo clinico di alcuni esseri umani a scapito di altri”.

Amo perché amo, amo per amare

venerdì 20 agosto 2010 alle 22:14



L'amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e in ragione di sé. È a se stesso merito e premio. L'amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all'infuori di sé. Il suo vantaggio sta nell'esistere. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa è l'amore se si rifà al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se riportato alla sua sorgente. Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere.

L'amore è il solo tra tutti i moti dell'anima, tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore, anche se non alla pari; l'unico con il quale possa contraccambiare il prossimo e, in questo caso, certo alla pari. Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato. Non per altro ama, se non per essere amato, sapendo che coloro che l'ameranno si beeranno di questo stesso amore. L'amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore cerca soltanto il ricambio dell'amore e la fedeltà. Sia perciò lecito all'amata di riamare. Perché la sposa, e la sposa dell'Amore non dovrebbe amare? Perché non dovrebbe essere amato l'Amore?


Giustamente, rinunziando a tutti gli altri suoi affetti, attende tutta e solo all'Amore, ella che nel ricambiare l'amore mira a uguagliarlo. Si obietterà, però, che, anche se la sposa si sarà tutta trasformata nell'Amore, non potrà mai raggiungere il livello della fonte perenne dell'amore. È certo che non potranno mai essere equiparati l'amante e l'Amore, l'anima e il Verbo, la sposa e lo Sposo, il Creatore e la creatura. La sorgente, infatti, da sempre molto più di quanto basti all'assetato.


Ma che importa tutto questo? Cesserà forse e svanirà del tutto il desiderio della sposa che attende il momento delle nozze, cesserà la brama di chi sospira, l'ardore di chi ama, la fiducia di chi pregusta, perché non è capace di correre alla pari con un gigante, gareggiare in dolcezza col miele, in mitezza con l'agnello, in candore con il giglio, in splendore con il sole, in carità con colui che è l'Amore? No certo. Sebbene infatti la creatura ami meno, perché è inferiore, se tuttavia ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere. Nulla manca dove c'è tutto. Perciò per lei amare così è aver celebrato le nozze, poiché non può amare così ed essere poco amata. Il matrimonio completo e perfetto sta nel consenso dei due, a meno che uno dubiti che l'anima sia amata dal Verbo, e prima e di più.


Dai «Discorsi sul Cantico dei Cantici» di san Bernardo, abate

(Disc. 83,4-6; Opera omnia, ed. Cisterc. 2 [1958] 300-302)

Il Cristo crocifisso e risorto

giovedì 1 aprile 2010 alle 23:57



Ove si riconosce
che la potenza della morte è infranta,
ove il miracolo della resurrezione
e della vita nuova
splende in mezzo
al mondo di morte,
lì non si pretendono dalla vita cose eterne,
lì si prende dalla vita quanto essa dà,
non il tutto o il nulla,
bensì il bene e il male,
le cose importanti
e quelle meno,
la gioia e il dolore,
lì non ci si aggrappa convulsamente
alla vita, ma neppure la si getta via
spensieratamente.
E si attende
l'uomo nuovo
e il mondo nuovo
solo al di là
della morte,
dalla potenza
che l'ha vinta.
Il Cristo risorto
porta la nuova umanità in sè, l'ultimo glorioso
sì di Dio
all'uomo nuovo.

D. Bonhoeffer
Etica come conformazione



Qual'è il centro?

lunedì 29 marzo 2010 alle 11:01



La comunione è un combattimento di ogni istante.
La negligenza di un solo momento
può frantumarla;
basta un niente;
un solo pensiero senza carità,
un giudizio ostinatamente conservato,
un attaccamento sentimentale,
un orientamento sbagliato,
un’ambizione o un interesse personale,
un’azione compiuta per se stessi
e non per il Signore. (…)
Aiutami, Signore, a esaminarmi così:
qual è il centro della mia vita?
Tu oppure io?
Se sei Tu, ci raccoglierai nell’unità.
Ma se vedo che intorno a me
pian piano tutti si allontano e si disperdono,
questo è il segno che ho messo al centro me
stesso.



Card. François-Xavier Van Thuan
 













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