Eugenetica

mercoledì 18 aprile 2007 alle 18:10
Il Dio che si rivela nella Scrittura è un Dio che sceglie e ama la piccolezza, il limite, la povertà... in una parola: ama. Non esiste amore senza accoglienza del limite dell'altro, o del limite che è per me l'altro.
Sceglie quello che è il più piccolo di tutti i popoli (cfr. Dt 7,7: Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli), preferisce il secondogenito al primogenito (Giacobbe ad Esaù), chiama un vecchio (Abramo) senza figli per dare inizio al suo popolo; Davide, l'ultimo e più insignificante dei suoi fratelli è unto re sopra tutto Israele.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare a iosa.
Dio non ha davvero un atteggiamento "eugenetico" nel suo rivelarsi pieno... contraddicendo apparentemene così l'eugenetica stessa che c'è nella selezione naturale delle specie. O meglio. Mostrando che il vertice della selezione, della scelta, non è privilegiare il forte a scapito del debole (e inutile) ma dare vita a chi ne ha meno.

Immettendo nella creazione lo stupore di un'Amore che si rivela come il senso ultimo di tutte le cose, contro ogni altra idea di perfezione, di forza, di autorealizzazione. Stupore che si apre alla lode. Stupore di noi, amati nella compresenza di male e bene, di limite e voglia di infinito.

Confrontarsi con il rivelarsi di Dio nella Scrittura smaschera quel profondo "atteggiamento eugenetico" che ci portiamo dentro, e che ci fa selezionare le persone che sono degne o no della nostra attenzione, del nostro tempo, delle nostre energie...

E a proposito di eugenetica vera e propria e di quello che porterà come conseguenza ultima:

Da un'intervista di Elisabetta del Soldato a J. Laing:

Perché la nostra società, così tollerante, manifesta sempre più difficoltà nell’accogliere i disabili?

«La nostra società è intollerante nei confronti di chi non produce. Questa categoria include gli anziani, i giovani, gli infermi e i disabili. Mentre il tasso di fecondità in Europa sta calando, e le donne rifiutano il ruolo associato alla cura degli individui non produttivi, nasce il grande quesito su chi dovrebbe occuparsi dei più deboli. Meno attenzione ai giovani, agli anziani e ai disabili produce la necessità di soluzioni più drastiche alle richieste del mondo del lavoro, della ricerca scientifica e della donazione per trapianti di organi».

Qual è il prezzo che pagheremo per tutto ciò?

«Il prezzo è diventare tragicamente ingiusti. E il prezzo dell’ingiustizia è molto più grande del prezzo della morte, della pena o della sofferenza. Essere una vittima dell’ingiustizia e soffrire fisicamente, usando le parole di Socrate, è molto meglio che perpetrare l’ingiustizia. È importante sapere che questo atteggiamento eugenetico ha delle conseguenze pesanti sulla società. Le società che promuovono misure disumane per tagliare i costi sociali o programmi di ricerca all’insegna di una "perfezione genetica", a costo di calpestare i veri diritti umani, permettono una crudeltà che alla fine minerà gli stessi scopi che queste società cercavano di raggiungere».


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