La passione delle pazienze

giovedì 18 settembre 2008 alle 22:43


La passione, la nostra passione, sì, noi l'attendiamo.

Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza.

Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che ne scocchi l'ora.

Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover essere consumati.
Come un filo di lana tagliato dalle forbici, così dobbiamo essere separati.
Come un giovane animale che viene sgozzato, così dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l'attendiamo. Noi l'attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.

Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di ucciderci senza la nostra gloria.
Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l'autobus che passa affollato,
il latte che trabocca,
gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl'invitati che nostro marito porta in casa e quell'amico che, proprio lui, non viene;
è il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi,
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando -per dare la nostra vita- un'occasione che ne valga la pena.
Perchè abbiamo dimenticato che come ci sono i rami che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.
Perchè abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l'indossano.


Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all'altro della vita.

E' la passione delle pazienze.

Madeleine Delbrel

Un viaggio in Turchia sulle orme dell'apostolo Paolo

domenica 7 settembre 2008 alle 16:37
Un saluto a tutti! Amici e passanti, compagni di viaggio o semplici cuoriosi!

Sono appena tornato da un bel viaggio comunitario in Turchia sulle orme dell'apostolo Paolo!



Un'esperienza davvero bella! Proverò a raccontarvi qualcosa, se non altro con le immagini... e in ordine sparso... visto che tempo ne ho sempre di meno...




Qui nella foto sono all'imboccatura del tunnel di Tito, presso l'antico porto di Antiochia sull'Oronte (che è a 12 chilometri dal mare), ossia Seleucia Pieria. E' un opera mastodontica, capolavoro dei genieri romani e frutto però del sangue e del sudore di innumerevoli schiavi ebrei provenienti dalla Gerusalemme assediata e distrutta da Tito nel 70 d.C.

Tito lo volle costruire per deviare e incanalare un braccio del fiume di Antiochia (l'Oronte appunto) che rischiava di insabbiare il porto. E' lungo più di un chilomentro, scavato nella viva roccia. E' impressionante avventurarsi dentro... e sentire la fatica, lo sgomento e la sofferenza di tutti gli schiavi ebrei che hanno lavorato nelle viscere della terra... e chissà quanti sono morti!


Tutto questo richiama Gerusalemme, la sua fine annunciata da Gesù... il rifiuto di accogliere il Figlio di Dio, l'accecamento... richiama il punto in cui tutto è cominciato. Adesso il fiume non vi scorre più dentro a causa di alcuni terremoti che hanno dissestato la morfologia della zona.


Ma perchè vi parlo di questo tunnel e soprattutto del porto di Antiochia? Perchè da qui Paolo è partito per il suo primo viaggio missionario, diretto a Cipro e poi in Asia (Turchia).





Nonostante l'insabbiamento del porto e 2000 anni di storia abbiamo trovato un punto in cui si vedono benissimo le rovine di un antico molo che si prolungano e si anabissano nel mare. E poi l'orizzonte, il mare, l'ignoto che ti sta davanti... e le parole del Signore che risuonavano nel cuore di Paolo nell'imminenza dell'imbarco: "va'.. perchè ti manderò lontano, tra i pagani" (cf. At 22,21)




E' stupendo contemplare questo orizzonte... e il cuore si riempi di gratitudine per Paolo e tutti gli apostoli del Signore che hanno avuto il coraggio di giocarsi la vita e varcare spazi immensi...per portarci la Parola... affinché anche noi (paganacci..) potessimo contemplare il bel volto del Signore Gesù..

E già... perchè al di là di questo orizzonte che vede nella foto.. ci siamo proprio noi! Ciascuno di noi!



E' tempo anche per noi di alzarci dalle nostre abitudini e di rimetterci in cammino, con Cristo Signore, poveri di sicurezze, consegnati totalmente a Lui per sperimentare la sublimità del suo amore, che non delude nessuno.



P.S. Un saluto particolare a Daniela, cui ho potuto rispondere solo oggi...
 













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