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Nella mia esperienza, accumulata in anni e anni di lavoro, ho individuato una ventina di nuclei di morte, che si strutturano nel momento in cui un ragazzo e una ragazza si relazionano in una dinamica di coppia: nuclei di morte, cioè realtà che operano un po’ come il cancro, che ti fanno credere che l’amore sta producendo vita, mentre in realtà ti conduce alla morte.
Ecco la mia sintesi:
1. Quando un rapporto non è paritario, là si struttura una dinamica di morte: proprio ieri un ragazzo mi parlava: «La mia ragazza mi dice sempre ’si’ (con tono accondiscendente)... Non la sopporto più». È il rapporto simbiotico: una persona si annulla nell’altra. Invece il Padre Eterno ci ha fatti differenziati, maschio e femmina, anche esternamente... Una volta ho perso cinque minuti per capire se la persona che avevo davanti era maschio o femmina! La cultura tende alla massificazione. Invece, di fronte ad una stessa realtà, maschio e femmina devono avere due reazioni diverse. Per cui quando i giovani affermano «si sono divisi per incompatibilità di carattere», mi faccio una grande risata.
2. Un altro nucleo di morte: la non avvenuta desatellizzazione. Ogni figlio nasce dentro alla dinamica dei genitori; dove si vive come satelliti. A un figlio di vent’anni, molti dicono: «Trovati di che guadagnarti la vita». Invece la cultura odierna dice tutto il contrario: «stai buono figlio mio, coccolato da mammina tua; l’amore è all’ultimo posto: studia, fai questo, fai quello...». State attenti, la non avvenuta desatellizzazione è una piaga sociale! L’ottanta per cento dei giovani stanno a casa, coccolati dai genitori e rischiano di non diventare mai uomini maturi.
3. Egoismo di coppia: può capitare che un ragazzo e una ragazza, una volta che si sono messi insieme, scelgano di tagliare le relazioni con tutte le altre persone. Ho verificato che questo è un tipo di amore che rischia di finire male.
4. Rapporti sessuali prematrimoniali: che lotta, in questo tipo di società! Però quanto è bello, i giovani me lo dicono, non avere rapporti prima del matrimonio! Dice Freud: «II destino della sessualità è l’amore». E qui ce ne vuole... Una volta mi trovavo in una città, tutta la gente della parrocchia ad un certo punto ha cominciato a mugugnare; si è alzato uno e a nome di tutti mi ha contestato. Non ho modificato una virgola del mio pensiero: «Non vengo a dire questo perché sia approvato o non approvato. E’ così: se lo accogli, bene; altrimenti la vita ti presenterà il conto. Perché Dio perdona sempre; gli uomini qualche volta; ma ciò che non perdona sono le leggi fisiologiche, sociali, psicologiche e morali: quelle non perdonano».
5. Comunicazione contraddittoria a doppio legame. Noi generalmente comunichiamo a due livelli: con il corpo invio una comunicazione e con le labbra un altro. Mi trovavo a Torino con quattrocento giovani: avevo detto questo principio e c’era anche una coppia che si doveva sposare. L’anno seguente, quando sono in quella città, sono stato invitato da quella coppia che nel frattempo si era unita in matrimonio. II marito mi dice: «Padre Giovanni, l’anno scorso avevo sentito le tue parole e sono diventate il parametro di tutto il mio relazionarmi con mia moglie. Quando ritorno a casa la sera, mi metto davanti a lei e le dico: ‘Adesso vediamo quante volte ti ho detto una cosa e poi con altri gesti, con altre parole te l’ho contraddetta’».
6. Non conoscenza di sé / non amore a sé: quanta fatica! Nessuno ama se stesso. Perché viviamo in un mondo che dice: «Ho visto una bella ragazza, un bel ragazzo, però quelle gambe, però quel naso... però...». Ciò che conta è recuperare l'unicità del proprio essere e per fare questo ci vogliono ore e ore di contemplazione. Quando avviene questo recupero davanti a sé allora si può esigerlo davanti all’altro. Prima di tutto devi spogliarti di ogni giudizio che porti dentro e dopo devi contemplare l’altro. Se hai questa forza ad un certo punto scopri lo splendore, l’incanto, la bellezza, l'unicità dell’essere! Chi sono? Prima di tutto un corpo: un corpo che è un incanto di per sé. Non godere di questo corpo, questo è il peccato. Non entusiasmarsi, questo è il peccato. Piero Angela ha fatto poco tempo fa una bellissima trasmissione sulla vita. Con lui c’erano degli esperti e alcune donne che si trovavano nei vari mesi di gravidanza. Angela, di fronte allo stupore di quelle immagini, mostrava come dei sussulti di entusiasmo; gli altri apparivano invece freddi e distaccati. Questo è il danno: non essere entusiasti di sé, non godere, non infiammarsi, non dare lode a Dio. Nessuno ama se stesso e il primo segno che la persona non si ama è l’impatto negativo col cibo.
7. L’amore sponsale legato a quello materno e paterno: è la trappola di tutte le donne. Nasce il dinamismo dell’amore e poi, oltre che moglie, gli faccio anche da madre. E pensare che questo atteggiamento viene percepito come un grande amore! Invece è destinato a morire: non c’è bisogno di un profeta, quello muore. È una trappola terribile!
8. Donne che amano troppo: è il titolo di un libro, però esprime bene una dinamica che si realizza quando una persona viene da una storia familiare dove tutto è stato ur1a, strilli, perché il padre tornava ubriaco, perché picchiava... Una ragazza vissuta dentro a una famiglia di questo tipo rischia di non accontentarsi mai dell’amore ricevuto.
9. Non precisata identità sessuale: succede certe volte che nello sviluppo della libido, non giunge a maturazione la fase autoerotica, omoerotica, eteroerotica. Psichicamente regredite, fissate alla fase omoerotica dello sviluppo della libido, certe persone fisiologicamente funzionano come maschio o come femmina. E’ il mondo psichico, però, che è regredito, e perciò provano più gioia a stare con persone del loro stesso sesso che a stare con una persona dell’altro sesso. «Sì mi sposo, funziona, però il mondo sono gli amici!». È il bar, andare a caccia, a giocare... La gioia di quella persona rimane bloccata a questo livello.
10. Consacrazione come rifugio o fuga nel religioso: è una dinamica molto particolare. Alcune persone, trovando ad un certo momento molte difficoltà nella dinamica di coppia, dicono «Mi sa che mi faccio prete... mi sa che mi faccio suora... mi sa che mi faccio frate». Conosco decine di persone che sono arrivate ad Assisi con la fidanzata e dopo anni di cammino si sono consacrati al Signore. Ma c’è stato un punto chiaro e preciso: se Dio chiama su un’altra strada, si verifica che la dinamica di coppia va comunque ottimamente, anzi, a gonfie vele. Se questo non avviene, il rischio è che si stia realizzando una fuga nel religioso che uccide la dinamica dell’amore.
[... continua]
p. Giovanni Marini
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