2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell' acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l' asciugatoio di cui si era cinto. 6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7 Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". 8 Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9 Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!". 10 Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti". 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi". 12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15 Vi ho dato infatti l' esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. 16 In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 17 Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica (Gv 13,2-17).
Voi mi chiamate Signore e Maestro e dite bene: lo sono.
La folla osannante l'aveva accolto a Gerusalemme come "il re d'Israele" (cfr Gv 12,13-15).
E Gesù stesso, di fronte a Pilato proclamerà apertamente la sua regalità: "tu lo dici: io sono re" (cfr. Gv 18,37).
Ma il senso di questa regalità, che con la Resurrezione si manifesta quale regalità universale, lo si capisce tra le mura del cenacolo. Qui Gesù tiene una lezione magistrale di "esegesi". Davvero un po' particolare: infatti non è su un passo biblico scritto, ma su un testo ancora da scrivere: quello (quelli) che racconterà della sua morte in croce e della sua resurrezione.
Gesù nel cenacolo fa l'esegesi del suo morire in croce... ma non solo, spiega il senso del memoriale che sarà destinato a rendere presente e operante per tutte le generazioni a venire questo mistero della sua Pasqua: la celebrazione eucaristica (di cui infatti il vangelo di Giovanni non parla - considerandola già arcinota - ma che sostituisce appunto con la lavanda dei piedi che nè è l'interpretazione data da Gesù stesso).
Ecco dunque il nostro Re! Ecco come Dio regna e vuole regnare nella nostra vita.
Tutto è rovesciato. Il concetto umano di "regalità" è solo un espediente per attirare la nostra attenzione lì dove non avremmo mai fissato i nostri occhi: verso i piedi dei nostri fratelli, verso quelle mani che li lavano.
Tra gli apostoli c'è sbigottimento generale, c'è chi si porta le mani alla testa, che non crede ai suoi occhi, chi non riesce a tacere il suo scandalo. Pietro non capisce e si rifiuta in un primo momento di volere un tale re, un tale messia. Ma poi quando intuisce che il suo rifiuto lo avrebbe separato da Lui, pur non capendo accetta tutta intera questa regalità... perché sente che c'è è di mezzo l'amore. E lui vuole rimanere, stringersi a questa comunione con lui, come noi desideriamo essere amati.
Gli occhi, le mani, il suo corpo inginocchiato, tutto è rivolto verso un punto: i nostri piedi, ossia la nostra piccolezza, la nostra miseria. Quanto è amata!
Ecco il nostro Re!
Che chiede ancora di poterci lavare i piedi. Lo farà con il suo morire per noi. Anche se suoi nemici.
Eppoi, il dono ancora più grande: poter partecipare alla sua regalità che è beatitudine dell'amore:
Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.
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