La Chiesa che nasce è una capanna di paglia…

mercoledì 26 settembre 2007 alle 22:41

Ho sentito in questi giorni Lorenzo, in missione da diversi anni ormai in Madagascar, e gli ho chiesto un po' del suo tempo (e ne ha veramente pochissimo) per poter condividere sul blog qualcosa della sua esperienza... e lo ringrazio veramente tanto per questo!


La Chiesa che nasce è una capanna di paglia…

Molto spesso mi capita di sentire la domanda: “Ma qual è il lavoro di voi missionari?”.

In missione è difficile definire quale sia il lavoro del prete. Nel senso che si fa di tutto e di più. La condizione particolare dei paesi poveri spinge la chiesa ed i missionari a caricarsi di tante attività diverse. Allora trovi il prete che costruisce scuole e dispensari, quello che gestisce ospedali e centri professionali, quello che fa il parroco ma di territori a volte sconfinati; trovi ancora quello che dirige grandi aziende agricole, quello sperduto in una foresta, tagliato fuori da ogni contatto col mondo globalizzato. Insomma, è difficile dirlo in una frase. Perché il missionario fa semplicemente… il missionario. In tutte queste situazioni differenti ma con un unico obiettivo: annuncio della Buona Novella, portare Gesù e la dignità dei figli di Dio.

Tra le attività privilegiate e più affascinanti della Missione dei Redentoristi in Madagascar c’è la prima evangelizzazione, l’annuncio cioè del Vangelo in zone dove non è stato ancora ascoltato. Vi si dedicano a tempo pieno alcuni dei nostri confratelli. Lì si rasenta veramente l’eroismo, non lontano da quello dell’immaginario classico. Scene come attraversare un fiume con l’acqua fino alla gola, dormire sotto un fragile tetto di paglia, lunghe scarpinate nella foresta fitta… non sono descrizioni fantasiose, ma situazioni reali e frequenti. Ogni missionario ha un lungo repertorio d’avventure vissute da raccontare…

Il Redentorista che si dedica a queste tournées è responsabile dell’evangelizzazione di zone vastissime. Nella nostra missione di Vohemar, ad esempio, il territorio a noi affidato si estende quasi come una regione d’Italia. Il missionario parte, zaino alla spalla, con un gruppo di giovani, catechisti ed altri cristiani per un giro che durerà una ventina di giorni. Nella tournée si passa evangelizzando da un villaggio all’altro, fermandosi per riunire i cristiani e celebrare i sacramenti. Sono giornate intere di marcia a piedi, perché gran parte dei villaggi non è collegata da strade (un piccolo villaggio come Befotaka si raggiunge dopo vari giorni di marcia a piedi, attraverso 140 Km di piccoli sentieri). Riscendendo si visitano ancora altre comunità, a volte si dorme in villaggi dove non c’è nemmeno un cristiano, ma nessuna famiglia nega un posto nella capanna insieme con loro.

In alcuni villaggi c’è una sola famiglia di cristiani, a partire da questa, con i successivi passaggi del missionario e le catechesi, comincia a crescere la chiesa-comunità. Dapprima si prega in una semplice casa, ma quando il numero dei cristiani cresce si erige la prima chiesa. È un fatto frequente qui, ogni anno abbiamo la fortuna di vedere la nascita di qualche nuova chiesa. La costruzione non impressiona, è solo una baracca traballante in paglia, frutto del lavoro dei cristiani, una capanna tra le altre capanne del villaggio. Eppure per noi e per i nostri cristiani essa ha tutta la maestà d’una cattedrale. Essere testimone della nascita di nuova chiesetta è sempre una grande emozione per me, come assistere ad un grande appuntamento con la storia. Non quella dei grandi, ma quella di Dio. Un’iniezione di fiducia immensa. Chiese millenarie, imponenti e decorate d’oro, che si svuotano e si chiudono in Europa. Piccole chiese di paglia e fango che nascono qui. È la logica di Dio. È il soffio dello Spirito, che fa nuove tutte le cose. È il Regno che avanza, con la semplicità e l’umiltà del lievito nella massa.

E per noi Redentoristi, credeteci, è un onore esserci e prendevi parte.

Arrivederci.


p. Lorenzo

1 Responses to La Chiesa che nasce è una capanna di paglia…

  1. tangalor Says:

    Ah a dir poco spettacolare questa testimonianza.

    Non so se Padre Lorenzo leggerà mai queste parole ma vorrei dirgli che lo stimo tantissimo per questa sua scelta di vita radicale e credo a volte faticosa e difficile.

    Vorrei un giorno di partecipare anche io a qualche missione: credo che sia un'esperienza che ogni cristiano o meglio, ogni uomo, dovrebbe fare per vedere realtà che sembrano lontane dai nostri giorni, ma che sono molto vicine a noi. Ciò aiuterebbe molto le persone ad aprirsi in tutti i sensi agli altri e ad uscire dal proprio guscio protettivo.

    Comunque grazie Salva per aver pubblicato questa testimonianza e grazie a Lorenzo per avercela trasmessa... grazie anche a Dio che fa nascere vocazioni e chiamate come gli pare e piace!

    Dalla descrizione sembra proprio di rivedere scene tratte dal film "The Mission"! :D

    Cosa conta avere super cattedrali-ricche e medievali, belle e maestose... senza nessuno che preghi Gesù col cuore che è custodito dentro? Meglio una chiesetta di legno, ma Dio nel cuore!

 













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