Il rapace in azione

sabato 17 maggio 2008 alle 21:24

Mi pare che una delle prove classiche dell'esistenza di Dio, elaborate da Tommaso d'Aquino, sia quella cosiddetta del moto.

Per caso, non sarà che i cristiani sono essi pure chiamati a « pro­vare » la propria esistenza attraverso il movimento?

Il mistero della Trinità, che siamo invitati a contemplare in questa domenica, ci aiuta a puntare lo sguardo sul Protagonista della vita della Chiesa. Su Colui che, oserei dire, ha il compito specifico di imprimere alla comunità dei credenti quel dinamismo, quella forza, quell'audacia che costringono il popolo di Dio ad ab­bandonare i recinti difensivi, e a spalancare le porte dei vari ce­nacoli.

Lo Spirito Santo è lo specialista del movimento. E « soffio im­petuoso » che spinge sulle strade del mondo, che strappa dagli accampamenti della paura e dai bivacchi della prudenza per scara­ventare lungo le traiettorie impensate della follia evangelica.

Attraverso lo Spirito, Dio è in azione nel mondo.

Quando la Chiesa si affida a quel « vento impetuoso », accetta di lasciarsi letteralmente travolgere da un'azione imprevedibile (« il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va... » Gv 3, 8), irresistibile, che abbatte gli ostacoli, spaz­za via le paure, scuote i pregiudizi, scrolla le sicurezze, fa piegare le resistenze più accanite.

Il vento è inafferrabile. Non lo puoi ingabbiare, amministrare, controllare, sistemare. Lo puoi soltanto assecondare. Devi lasciarti travolgere.

Grazie allo Spirito, la Chiesa cessa di essere una forma imbal­samatrice per ridiventare una forza creatrice e trasformatrice.

Non si limita più ad adeguarsi agli avvenimenti, a prendere atto di ciò che è successo al di fuori di essa, senza di essa, o addi­rittura contro di essa. Crea gli avvenimenti.

Non subisce l'iniziativa altrui. Assume coraggiosamente l'ini­ziativa.

Non si accontenta di agganciarsi al carro della storia al momen­to giusto. Si presenta come forza trascinatrice.

Gli apostoli, il giorno della Pentecoste, non si sono accontentati di non lasciarsi travolgere dagli avvenimenti. Hanno scoperto il ruolo di protagonisti, non appena hanno fatto esperienza del « sof­fio ». Sono stati loro stessi, quel giorno, a « fare notizia ».

Lo Spirito fa capire che c'è un unico modo per non lasciarsi « superare » dagli avvenimenti, per non essere « tagliati fuori »dalla storia. Ed è quello di creare gli avvenimenti, fare la storia.

Una Chiesa che si rinnova, che si muove, meglio, che riprende a muoversi - la Chiesa è pietra, roccia: ma è roccia che cammina! -è una comunità che ha ritrovato la fedeltà allo Spirito, alla vita.

Perché la vita non è possibile senza cambiamento, trasformazione, rinnovamento.

La fedeltà fondamentale è fedeltà al movimento. Senza novità (le novità dello Spirito), le cose non rimangono « come sono », inutile farsi illusioni. Si deteriorano. Degenerano. Senza mutamenti, la vita « non si conserva ». Muore. Molti dimenticano che il nostro potere di conservazione è rigo­rosamente proporzionale alla capacità di rinnovamento.

Una Chiesa fedele al movimento dello Spirito, riesce ad armo­nizzare tradizione e novità, memoria e fantasia.

Ma lo Spirito non riguarda soltanto la vita della Chiesa nel suo complesso.

Deve, vuol avere accesso anche nell'esistenza dei singoli cre­denti.

E sarà bene valutare esattamente i « rischi » di quell'azione.

Ho letto, su un foglio cattolico, un'espressione singolare: « gli svolazzi dello Spirito Santo ».

A me non è mai capitata la fortuna di ammirare gli svolazzi in questione.

Lo Spirito, già duemila anni fa, aveva l'abitudine di presentarsi all'improvviso, annunciato da un rombo, « come vento che si ab­batte gagliardo » (At 2, 2).

No. Non compie svolazzi, non fa giravolte decorative, come una pattuglia acrobatica, sul mio orizzonte spirituale. Non svolge eser­cizi di bella calligrafia sul tuo diario di viaggio

Lo Spirito è turbine, fuoco, non ghirigoro. La sua azione è tut­t'altro che innocua. Scompiglia, lacera, graffia, prende d'infilata i tuoi diligenti foglietti, li disperde lontano. Sui tuoi taccuini lascia degli sbreghi, non dei punti esclamativi.

Allorché soffia il vento - e io l'ho provato nel Sahara -' ti si aggriccia la pelle, ti vien voglia di urlare, non di sospirare.

Siamo nel campo dello sconquasso più brutale, non dell'este­tica. E alle viste un'azione di scasso.

Lo Spirito, quando fa irruzione nella nostra vita, non rispetta niente, trasforma ogni cosa manda all'aria l'ordine stabilito, scon­volge gli schemi che ci sono cari.

Il guaio è che noi, sovente, passiamo il nostro tempo a tampo­nare tutte le fessure attraverso le quali questo vento gagliardo potrebbe passare.

No. Non riesco proprio a immaginare lo Spirito Santo che com­pie svolazzi sulla mia testa.

Lo vedo, e lo temo - devo confessare - in atteggiamento rapace.

L'aquila, quando ha avvistato la preda, non distende le ali. Al contrario, si appallottola, vien giù come un sasso, le zampe strette sotto la coda per fare l'aerodinamica.

Sentiamo la descrizione di un esperto: « L'aquila prima fa la picchiata, poi conclude l'attacco a volo radente; ma tutto avviene come se non passasse nessun tempo, il tempo fosse abolito. L'aquila non cala sulla preda, cala a una certa distanza da essa; la sua calata avviene in un lampo, l'aquila ripiega le ali e precipita, precipitando fa un sibilo come di una pallottola; se la preda ha il tempo di scor­gerla, non ha quello di ricevere nel cervello quello che i suoi occhi hanno visto, e domandarsi che cos'è. Poi come un lampo radendo la terra giunge addosso, afferra... » (V. G. Rossi).

E quando si impenna tiene artigliata saldamente la vittima.

Oppure, ripenso all'immagine classica di san Girolamo: « Ascoltare la Parola significa tendere le vele al vento dello Spirito senza sapere a quali lidi approderemo ».

Una cosa sola so. Che quel vento non si limita a carezzare le vele. L'impatto è terribile. E se non mi aggrappo al parapetto, fi­nisco in mare...

Quando è in azione lo Spirito-vento impetuoso, non hai nep­pure il tempo di domandarti che cos'è.

Ti rendi conto, semplicemente, che è accaduto qualcosa, per il fatto che vieni strappato via...



di A. Pronzato




1 Responses to Il rapace in azione

  1. tangalor Says:

    Bello cavolo questo post! :)

    Però mi fa sorgere alcuni interrogativi: se questo è lo Spirito Santo e se la Sua azione è cosi devastante, come può collimare con le comunioni e le cresime avvenute in date fissate, con i matrimoni fatti da fidanzati che stanno assieme da 10 anni e che hanno già sperimentato tutto quanto e che poi decidono di sposarsi quando hanno casa, auto, lavoro, soldi a sufficenza... chi è che in vita sua sperimenta davvero una cosa del genere e si lascia travolgere?

    Chi è insomma che si lascia travolgere dall'Amore? No, no, non è cosi che funziona la vita. Ma gli uomini tendono a costruirsi sicurezze e reggie, costruiscono case e le arredano di tutto punto e si sentono i padroni... e quando si sono costruiti queste dimore che quasi, tristemente, "sentono eterne", hanno cosi trovato il loro paradiso senza accorgersi di esser finiti invece da tutt'altra parte. Eppure magari siamo cristiani, battezzati, comunicati, cresimati... dunque perchè le cose non vanno di pari passo, intendo un cammino di vita cristiana sacramentale e la forza dello Spirito Rinnovatrice?

    Molto bello è leggere questo post anche perchè se Pronzato lo ha scritto è solo perchè si è sentito puntato da questo rapace! E duqnue solo per il fatto che l'ha sperimentato che con cosi forza ed entusiasmo può annunciarlo! Però triste è vedere che nel 99% dei casi non va cosi la storia ma è ben altra... e anche accorgersi di non riuscire ad apporsi personalmente al fiume dell'egoismo in piena che imperversa. E triste è non trovare la soluzione. Triste fra l'altro è essere nella condizione di Galileo: aver scoperto che è la terra che gira attorno al Sole, e non il contrario, come tutti credono.

    Grazie Salva per aver pubblicato questo pezzo! ;)

    Un abbraccione grande grande...

 













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