Troppo amore

mercoledì 30 aprile 2008 alle 09:30


Lc 7,36-50


6 Un fariseo lo invitò a mangiare con lui. Egli entrò in casa sua e si mise a tavola. 37 Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38 fermatasi dietro a lui, si rannicchiò ai suoi piedi e cominciò a bagnarli di lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. 39 Vedendo questo, il fariseo che lo aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta saprebbe chi è questa donna che lo tocca: è una peccatrice». 40 Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Egli rispose: «Maestro, di'pure». 41 «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42 Non avendo essi la possibilità di restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro gli sarà più riconoscente?». 43 Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». E Gesù gli disse: «Hai giudicato bene». 44 Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono venuto in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per lavare i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e con i capelli li ha asciugati. 45 Tu non mi hai dato il bacio; lei invece da quando sono qui non ha ancora smesso di baciarmi i piedi. 46 Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, lei invece mi ha cosparso di profumo i piedi. 47 Perciò ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato. Colui invece al quale si perdona poco, ama poco». 48 Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». 49 Allora quelli che stavano a tavola con lui cominciarono a bisbigliare: «Chi è quest'uomo che osa anche rimettere i peccati?». 50 E Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va'in pace!».


Tu dici che io amo tanto, ma io credo di aver amato troppo. E l'amore è una bevanda inebriante che può dare alla testa e far perdere la ragione. Lo scopriva l'amante deluso che usciva dalla porta imprecandomi contro, vedendo che apparteneva a tutti quello che pensava di godere lui solo. Lo scopriranno anche i tuoi, almeno qualcuno... Per troppo amore, non per odio, ti tradiranno...

Sono venuta qui come si viene al tempio, perché ho un debito con qualcuno. Lo vedi tu e lo vedono tutti che non sono a mani vuote, che entro in questa casa per compiere una liturgia. E non

ci sono recinti che possano ostacolare l'offerta di una donna a cui tutti hanno offerto qualcosa, né sguardi che mi possano ancora fare male dopo tanto tempo.

Ti ho portato un profumo di cui tu non avresti bisogno – sei troppo puro – ma servirebbe a me per cancellare l'odore degli uomini che mi sono scivolati addosso.

Ti ho asciugato con i miei capelli, avidi di mani che li acca­rezzassero, senza che questo ti turbasse. Ma non chiedermi le parole che non saprei dirti.

Come scorrono veloci le mie lacrime sui tuoi piedi... Lenta­mente si stanno impastando con la sabbia che hai raccolto sul tuo cammino. Questo paese è pieno di polvere, come un vaso dimenticato in un angolo della casa. Tu sei venuto a ripulirlo, soprattutto dall'interno. E per questo che i tuoi ospiti ti temono: hanno paura di scoprirsi vuoti, vuoti come questo alabastro che aspettava un uomo come te per liberarsi del suo contenuto.

Non so come dirlo, ma ho la precisa sensazione che mentre appoggiavo la mia fronte ai tuoi talloni, io ti lavassi i piedi e tu mi pulissi l'anima. Sentivo uscire dal cuore i miei amanti ed era come una processione di demoni. E alla fine di questo esorcismo stavo bene.

Però questa stanza si è riempita di aroma, di fantasmi e di cattivi pensieri. Se tu non dici una parola ancora, ne moriremo tutti soffocati.

L'amore mi ha salvata.

Bene, questo vale un congedo. Strano medico sei tu, davvero, che, per salvarne una, ne fai ammalare tanti.



Testo tratto da G.L. Carrega, "Un tempo per ogni cosa. Quaranta racconti sulla vita di Cristo", Torino 2007.



La storia del Maestro di Nazareth dal momento della sua comparsa sul lago di Galilea fino al viaggio decisivo verso Gerusalemme. Il tutto visto con gli occhi dei comprimari, gli amici e gli avversari, che con le loro profezie e le loro incomprensioni segnano l’evolversi del destino del Cristo.
Un tentativo di restituire ai personaggi secondari dei Vangeli un autentico spessore umano, sogni e speranze, rabbia e fede, in una prosa moderna ma non banale. Un libro che può aiutare il credente a riscoprire la radice umana della sua fede, ma che può coinvolgere chiunque con la carica emotiva dei suoi personaggi.

Gian Luca Carrega è nato a Torino nel 1972. A seguito della maturità classica si iscrive alla Facoltà di Lettere e si laurea in Filologia giudaico-ellenistica. Nel 2000 viene ordinato prete nella diocesi di Torino. Dopo un periodo di tre anni nella parrocchia di Orbassano (TO), viene mandato a Roma a proseguire gli studi di Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. Conseguita la Licenza nel 2006, sta preparando il dottorato sulle traduzioni siriache dei Vangeli.

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