Voltare pagina e scrivere ancora "amore"...

lunedì 31 dicembre 2007 alle 00:01

Un altro anno se ne è andato.
Altre pagine del libro de
lla mia vita e della vostra sono state scritte.

Immaginare la vita come un libro in fieri fa una certa impressione. Sa di qualcosa di definitivo. E la vita è così. Definita, definitiva, non torna più indietro.

A che punto sono del libro della mia vita? Beh, non certo all'introduzione, nè ai primissimi capitoli. Non so se sono in mezzo o verso la fine. E' un libro le cui pagine vengono aggiunte man mano che vengono scritte.

Quando sarà scritta l'ultima frase il libro sarà finito, completo. Già di alcuni amici, anche più giovani di me posso già vedere questo libro completo. Che in fondo solo Dio conosce. Noi in realtà ne leggiamo le righe scritte con caratteri più grossi, gli unici che vediamo: è nato in tale data, è mancato in quest'altra, ha fatto questo e quello, abbiamo insieme fatto questa
o quell'altra esperienza, e poche altre cose ancora...

Solo Dio legge la storia vera scritta in questo libro. Ma la scriviamo noi, con le nostre scelte più intime e segrete, con le sofferenze e le gioie più incomunicabili, le speranze, le illusioni, le delusioni, le esperienze e le meraviglie di una vita. O meglio, la scrive Dio con noi, in noi, se glielo lasciamo fare.

A volte capita di scorgere un filo logico, scorrendo le pagine già scritte. E di esserne pure convinti. Giri pagina e tutto cambia. Persone, amicizie, legami, certezze, fiducie. A volte tutto pare contraddetto dalla nuova pagina e non capisci più il nesso. Ma il nesso sei prima di tutto tu stesso. Sono tutte cose che succedono a te. E il fatto stesso che ti sconvolgano ti dice che la vita che stai vivendo è reale.

A volte capita di rendersi ben conto di aver capito che l'unica cosa che veramente conta è amare ed essere amati.

Significa riafferrare saldamente la trama della tua vita. Non importa quello che è stato o sarà. Se decidi di g
iocarti tutto per questo, non potrai sbagliare, anche se farai certamente degli sbagli e se i primi a farti soffrire saranno i tuoi stessi limiti.

Scelte limitate dalla tua visuale e dai condizionamenti del presente, rapporti umani in crisi per mancanza di adeguate strumentazioni comunicative e sufficiente conoscenza del proprio e altrui vissuto psico-fisico, e quant'altro.

Il deserto fiorirà lo stesso. Hai creduto all'Amore, e il deserto fiorirà. Nonostante tutto, nonostante tutti i tuoi errori, i tuoi limiti.

Se il libro della mia vita dovesse finire anche di colpo, con una storia spezzata, apparentemente, senza trame ricondotte ad unità da una chiara conclusione, vi inviterò a ricercare quelle pagine in cui la mia mano nella mano di Dio avevano scritto e cantato l'Amore.

Sarà lì che potrete ricosc
ere il senso e la bellezza di questo libro, e richiuderlo con un sorriso. Non è stato scritto per nulla. Un sorriso che spero fiorisca sulle labbra di chi ho cercato di amare in questa vita, nonostante tutti i miei limiti. E anche di chi non ho mai conosciuto o incontrato in questi giorni che mi sono lasciato alle spalle.

L'amore darà a tutto unità e senso. E riapparirà il sereno.

Ma per adesso ci è dato di voltare ancora altre pagine e di provare a scrivere ancora meglio quella parola così preziosa: "amore". Perchè l'unità della nostra vita sia costruita e data da esso - che è Dio in noi - al di fuori del quale il resto è polvere e cenere.

Scrivere ancora "amore". E' quello che auguro a tutti i viandanti del tempo che passeranno di qua. Buon anno nuovo nella grazia del Signore nostro Gesù Cristo.

A lui ogni lode, nel giorno, nella notte, e nell'Eternità. Amen!



Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono (Gb 42,5)

martedì 25 dicembre 2007 alle 10:59

C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E' questo il segno che oggi viene donato per chi ha voglia di muoversi ed entrare lì dove è adagiato il Dio fatto Uomo.

La possibilità di un faccia a faccia con l'Assoluto. O almeno un primo contatto; la prospettiva giusta per entrare nel Mistero di Dio.

Lo avresti mai immaginato da solo un Dio così?

Buon Natale!

Tutto il mondo attende la risposta di Maria

venerdì 21 dicembre 2007 alle 18:25

Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate
(Om. 4, 8-9; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54)


Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L'angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.

Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.

Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch'essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.

O Vergine, da' presto la risposta. Rispondi sollecitamente all'angelo, anzi, attraverso l'angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna.

Perché tardi? perché temi? Credi all'opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.

Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.

«Ecco», dice, «sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38).

Davide e Golia!

lunedì 17 dicembre 2007 alle 23:18

Togliete la musica del blog per prima cosa.

Fate silenzio assoluto, fate attenzione e cliccate sul video. Vi mancherà il respiro.

Pazzesco. Impressionante.

È un crescendo incredibile, sbalorditivo, da starci male.

All’inizio non ci si immagina dove ci sta portando quel surfista, sembra qualcosa di normale.

Ma poi… una montagna, un mostro, un gigante d’acqua e un minuscolo uomo in fuga dalla sua morsa tremenda.




È una potenza spaventosa e maestosa insieme, solenne, da brivido assoluto. Mi vengono in mente quei pomeriggi di fine estate al mare, dove appena dopo un grosso temporale ci si precipitava a cercare la spiaggia migliore per andare a massacrarsi con le onde inconsuete che si abbattevano con forza e ripetutamente sulla battigia, lanciate da un mare ancora sconvolto. Un divertimento da pazzi (anche perché non era una cosa molto “consentita” dai bagnini anche comunali…). Anche se le onde non superavano i 2 metri esercitavano sul tuo corpo una potenza allucinante. Quando ti facevi prendere in pieno (senza tentare di surfarla con qualche attrezzo di fortuna) ti sentivi un fuscello insignificante e venivi sbattuto sott’acqua da tutte le parti fino quasi a riva… e a voglia di trattenere il fiato gonfiandosi d’aria i polmoni un attimo prima dell’impatto fatale… sembrava di non tornare più fuori…

Però era spettacolare. Adrenalina pura. Peggio ancora quando insieme ad altri pazzi andavamo fin sulla scogliera a circa 100 m dalla spiaggia, proprio dove si infrangevano i cavalloni più grossi… aggrappati fino a tagliarsi agli scogli in qualche postazione idonea, si affrontava l’impatto con questi mostri di potenza.. che paragonati adesso a questo video erano dei microbi…

Ma al di là adesso del pazzo che surfa il mostro in questione c’è da rimanere affascinati e farci una piccola riflessione. Si fa presto a dire “pazzo”… ma da quando conosco un po’ il Signore Gesù non mi meraviglio più di tanto. Il primo pazzo che chiede cose pazze è Lui stesso!!!

E noi che siamo attaccati alla nostra comoda “normalità”! Normali e annoiati, senza stupore, senza adrenalina dello Spirito, quasi dei morti in piedi. Che squallore.

Vorrei cantare con tutte le forze un inno alla pazzia dell’amore del Signore.

Che ha scelto un minuscolo Davide e lo ha fatto vincere contro il tremendo Golia.

Alla pazzia di tanti nostri fratelli e padri che hanno rischiato tutto, spinti da quella moto d’acqua ad affrontare il Golia di turno, il mostro con forza spropositata.

Pazzia di Dio, del suo amore per noi, che ci vuole coinvolgere in questa pazzia.

Via ogni paura!

Tutti i tuoi problemi, i tuoi fallimenti, tutto ciò che ti minaccia e ti terrorizza. Tutto ciò che mai vorresti affrontare.. vai!

Guarda questo pazzo di surfista. Da solo, con il suo coraggio, il suo equilibrio, la sua pazzia..

Il mostro è dietro di lui, è come se cercasse di afferrarlo e schiacciarlo, annullarlo. Ma non ce la fa… e alla fine la sua forza si esaurisce, si spegne.. Come le prove della vita.. è stato concesso loro un tempo ben limitato, poi finiranno. “Non può piovere per sempre” diceva una frase cult del film “il Corvo”.

Ciò che di per sé sarebbe da panico assoluto, ciò che sarebbe solo da fuggire, diventa un cavallo da domare e cavalcare. Anzi, uno spasso assoluto. Irripetibile. Il surfista sembra fuggire, ma in realtà è come se danzasse, disegnando traiettorie armoniose ed eleganti.

Fuor di metafora: potenza della fede, della pazzia di un affidamento totale al Signore.

Lo auguro a tutti e mi auguro di sperimentarlo sempre di più. Se finora mi sono divertito con onde da 2 o 3m aspetto questi mostri alti come montagne! E arrivano, eccome se arrivano nella nostra vita.

Solo che, incredibilmente, quando arrivi alla fede nuda e cruda, certa, inamovibile, assoluta, di essere amato da Dio QUALUNQUE COSA SUCCEDA, anche la cosa peggiore che dovrai affrontare diventerà occasione per qualcosa di stupefacente, una surfata incredibile e spettacolare, bellissima, mozzafiato.

Chissà in paradiso quanti “video” avremo da condividere con tutti i nostri fratelli e sorelle santi, senza bisogno del P2P o youtube!

Vedremo vite spettacolari, da adrenalina pura, vite che hanno affrontato montagne di dolore, di prove, di traumi, di testimonianza e tentazione, vite che lo Spirito del Cristo ha trasfigurato e reso pezzi da cineteca. Sarà un wow continuo, uno scambio di esperienze, una lode continua al Maestro che ha insegnato a tutti i suoi piccoli Davide ad abbattere i loro Golia, a surfare con quella piccolissima tavola della fede sui cavalloni di questa vita. Non solo “per un mercoledì da leoni”, ma per una vita intera e un’eternità da leoni!

Vita comune

alle 16:35

Dalla “Vita comune” di D. Bonhoeffer



«Infinite volte tutta una comunità cristiana si è spezzata, perché viveva di un ideale...


Dobbiamo essere profondamente delusi degli altri, dei cristiani in generale, se va bene, anche di noi stessi, quant’è vero che Dio vuole condurci a riconoscere la realtà di una vera comunione cristiana...


Il Signore non è Signore di emozioni, ma della verità. Solo la comunità che è profondamente delusa per tutte le manifestazioni spiacevoli connesse con la vita comunitaria, incomincia ad essere ciò che deve essere di fronte a Dio, ad afferrare nella fede le promesse che le sono state fatte.


Quanto prima arriva, per il singolo e per tutta la comunità, l'ora di questa delusione, tanto meglio per tutti. Una comunità che non fosse in grado di sopportare una tale delusione e non le sopravvivesse, che cioè restasse attaccata al suo ideale, quando questo deve essere frantumato, in quello stesso istante perderebbe tutte le promesse di comunione cristiana stabile e, prima o dopo, si scioglierebbe...


Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali.


Dio odia le fantasticherie, perché rendono superbi e pretenziosi. Chi nella sua fantasia si crea un'immagine di comunità, pretende da Dio, dal prossimo e da se stesso la sua realizzazione.


Egli entra a far parte della comunità di cristiani con pretese proprie, erige una propria legge e giudica secondo questa i fratelli e Dio stesso.

Egli assume, nella cerchia dei fratelli, un atteggiamento duro, diviene quasi un rimprovero vivente per tutti gli altri.


Agisce come se fosse lui a creare la comunità cristiana, come se il suo ideale dovesse creare l'unione tra gli uomini.


Considera fallimento tutto ciò che non corrisponde più alla sua volontà. Lì dove il suo ideale fallisce, gli pare che debba venire meno la comunità. E così egli rivolge le sue accuse prima contro i suoi fratelli, poi contro Dio, ed infine accusa disperatamente se stesso».



D. BONHOEFFER, La vita comune, Queriniana, Brescia 1973, p. 46-47).


Si rallegrino il deserto e la terra arida!

domenica 16 dicembre 2007 alle 14:03

Is 35, 1-6. 8. 10

Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.


Appena l'annunzio della liberazione risuona, per il popolo schiavo avviene come una risurrezione. Il deserto e la ter­ra arida, simbolo della miseria e del dolore, rifioriscono e si punteggiano di narcisi. I corpi degli esuli, deboli, muti­lati, doloranti sono percorsi quasi da una nuova giovinez­za; la storia dell'uomo acquista un sapore nuovo, è percor­sa dalla libertà e dalla speranza.

Certo, il deserto resta ari­do; i ciechi, i sordi, gli zoppi e i muti di Israele non sono fisicamente guariti ma il filo verde della speranza trasfor­ma desolazione e sofferenza e fa rinascere la gioia di vive­re. Il profeta sintetizza questa risurrezione nella frase fina­le del brano odierno: «Gioia e felicità li seguiranno e fug­giranno tristezza e pianto».

La vita - come scriveva S. Ago­stino - senza la speranza è come la superficie di un lago in un giorno nuvoloso, superficie metallica e grigia. La vita con la speranza resta materialmente sempre la stessa ma è trasfigurata: la superficie del lago è la stessa ma diventa uno specchio di colori se brilla nel cielo il sole.

La trasformazione del corpo, cioè dell'essere intero uma­no, è posta al centro anche della risposta autobiografica che il Cristo offre ai discepoli del Battista. Col suo ingresso nel mondo certamente molti malati sono stati guariti dai suoi miracoli ma soprattutto molti ciechi nello spirito, molti storpi nell'inerzia, molti lebbrosi nell'isolamento, molti sordi chiusi in se stessi, molti morti alla speranza sono stati liberati e salvati.

Ed è proprio con questo popolo di sofferenti, di poveri e di piccoli, spesso emarginati dalla società civile e religiosa ufficiale, che Cristo costituisce la sua nuova comu­nità a cui annunzia «la buona novella» del Regno e dell'a­more di Dio.

La Chiesa è, quindi, affollata da questi ulti­mi che sono i primi agli occhi di Dio e ad essi deve dedica­re tutto il suo impegno e la sua fraternità. Proprio come il Cristo che per portarli a sé è sceso fino alla loro miseria: «spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umi­liò se stesso facendosi obbediente sino alla morte di croce» (Fil 2, 7-8).

Il grande teologo e credente D. Bonhoeffer dalla sua agonia nel lager nazista il 16-7-1944 scriveva: «Dio si è fatto debole e impotente nel mondo e così e soltanto così rimane con noi e ci aiuta. Cristo non ci aiuta tanto in vir­tù della sua onnipotenza quanto piuttosto in virtù della sua sofferenza».

di G. Ravasi

San Giovanni della Croce

venerdì 14 dicembre 2007 alle 11:03
Nacque nell`anno 1542 a Fontiveros in Spagna. Quando aveva 21 anni entrò tra i carmelitani. La loro vita religiosa non rispondeva alle sue aspettative, e così stava pensando di cambiare Ordine, chiedendo di entrare tra i Certosini, più eremitici. Nell`anno 1568 incontrò però santa Teresa di Gesù, la quale suscitò in lui l`interesse per una riforma dell`ordine carmelitano. I suoi confratelli si opposero duramente, giungendo perfino a metterlo per tre mesi in prigione, secondo gli usi del tempo, perchè rinunciasse alla Riforma. Nel buio del carcere di Toledo egli scrisse i suoi poemi mistici più belli. I suoi scritti successivi più conosciuti, "La salita al monte Carmelo", "La notte oscura", "Il cantico spirituale" e la "fiamma d’amor viva", saranno nient’altro che i commentari alle sue poesie originarie. I patimenti che dovette sopportare anche negli anni successivi lo aiutarono ad unirsi ancor più profondamente a Dio e lo condussero sulla cima della vita mistica. Morì il 14 dicembre 1591 nel convento di Ubeda. Nell`anno 1726 venne canonizzato e nell`anno 1926 venne proclamato dottore della Chiesa universale.


Alla sera della vita sarai esaminato sull'amore. Impara ad amare Dio come Egli vuole essere amato e lascia il tuo modo di fare e di vedere. (Avvisi, 57).


Dalle "Sentenze" e "Spunti d'amore":


62 - Non ti rallegrare nelle prosperità temporali, poiché non sai con certezza se esse ti assicurino la vita eterna.

70 - A che serve che tu dia al Signore una cosa quando da te ne richiede un'altra? Rifletti a quello che Dio vuole e cómpilo; per questa via il tuo cuore sarà soddisfatto piú che con quelle cose alle quali ti porta la tua inclinazione.

74 - Poiché al momento della resa dei conti ti dovrai pentire di non avere impiegato bene questo tempo nel servizio di Dio, perché ora non lo ordini e non lo impieghi come vorresti aver fatto in punto di morte?

18 - L'anima che cammina nell'amore non annoia gli altri né stanca sé stessa.

21 - Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall'anima.

22 - Dobbiamo misurare le sofferenze in rapporto a noi, non in rapporto ad esse.

23 - Chi non cerca la Croce di Cristo, non cerca la gloria di Cristo.

24 - Per innamorarsene, Dio non posa lo sguardo sulla grandezza dell'anima, ma sulla grandezza della sua umiltà.

25 - Anch'io, dice il Signore, mi vergognerò di confessare davanti al Padre mio colui il quale si vergognerà di confessarmi davanti agli uomini (Matteo, 10, 32).

26 - I capelli ravviati spesso, diventeranno lisci e non presenteranno difficoltà a pettinarsi quando si vuole. L'anima la quale esamina spesso i suoi pensieri, le sue parole e le sue opere, che sono i suoi capelli, facendo ogni cosa per amore di Dio, avrà i suoi capelli molto lisci. Lo Sposo le guarderà il collo, ne rimarrà rapito e piagato in uno dei suoi occhi, cioè nella purezza di intenzione con cui ella opera in ogni azione. Se vogliamo che i capelli diventino lisci, si deve cominciare a pettinarli dalla sommità della testa; se vuoi che le azioni siano pure e limpide, queste devono prendere inizio dal punto piú alto dell'amore di Dio.


[SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Sentenze (60-75) e Spunti di amore (17-26), Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma.]


Ancora altri pensieri...


2 - O Signore, Dio mio, chi ti cercherà con amore puro e semplice senza trovarti molto conforme ai suoi gusti e ai suoi desiderii, poiché tu per primo ti mostri e vai incontro a coloro che ti desiderano?

5 - Colui che vuole restare solo senza il sostegno di un maestro e di una guida, è come un albero solo e senza padrone in un campo, i cui frutti, per quanto abbondanti, verranno colti dai passanti e non giungeranno quindi alla maturità.

6 - L'albero coltivato e custodito con cura dal suo padrone dà i suoi frutti al tempo sperato.

7 - L'anima virtuosa, ma sola e senza maestro, è come il carbone acceso ma isolato, il quale invece di accendersi si raffredderà.

8 - Chi cade da solo, solo resta nella sua caduta e tiene in poco conto la propria anima, poiché l'affida a sé solo.

9 - Se dunque non temi di cadere da solo, come presumi di rialzarti da solo? Ricordati che due persone congiunte hanno piú forza di una sola.

10 - Chi cade con un peso addosso, difficilmente si rialzerà con il suo peso.

12 - Dio desidera da te piuttosto il piú piccolo grado di purezza di coscienza che tutte le opere che tu potrai compiere.

13 - Dio preferisce in te il minimo grado di obbedienza e di sottomissione a tutti quei servizi che tu pensi di rendergli.

14 - Dio stima di piú in te l'inclinazione all'aridità e alla sofferenza per amor suo, che tutte le meditazioni, le visioni e le consolazioni spirituali che tu possa avere.

16 - O dolcissimo amore di Dio, mal conosciuto! Chi ne scoprí le sorgenti, ha trovato riposo.

19
- Piace di piú a Dio quell'anima la quale con aridità e travaglio si sottomette a quanto è ragionevole, che quella la quale, mancando in ciò, compie tutte le sue azioni in mezzo alle consolazioni.

20 - A Dio piace di piú un'azione, per quanto piccola, fatta di nascosto e senza il desiderio che sia conosciuta, che mille altre compiute con il desiderio che siano vedute dagli uomini. Infatti a colui che agisce per Dio con purissimo amore, non solo non importa di essere veduto dagli uomini, ma non agisce neppure per essere veduto da Dio; anzi se questi non dovesse saperlo, l'anima non cesserebbe di rendere a Lui gli stessi servizi con la stessa allegrezza e con la stessa purezza di amore.

21 - Un'azione fatta interamente puramente per Dio, con un cuore puro, crea tutto un regno per chi la fa.

[SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Avvisi e Sentenze, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma, 1991, pp. 1084-1086.]


Black-out e Immacolata

martedì 11 dicembre 2007 alle 21:25


La mattina presto della Solennità dell'Immacolata è piombato giù un fulmine pazzesco.

Sembrava mi esplodesse in camera. Saranno state le 4 del mattino. Più tardi scopriamo di essere senza luce, riscaldamento e con il router bruciato, ossia senza internet. Mio fratello era sveglio quando è caduto il fulmine... gli è preso un mezzo infarto...

Ho pochissimo tempo in questi giorni.. ma un piccolo pensiero lo voglio lasciare lo stesso, anche se banale forse. Telegrafico.

Abbiamo celebrato l'8 dicembre un aspetto particolare di quel mistero di grazia che è Maria.
Un aspetto che deve pur lasciarci qualcosa e non un generico pensiero su di Lei.

Maria amata e preservata dal peccato s
enza nessun merito da parte sua.

Resa immacolata per puro dono, e per la missione che l'attendeva.
Maria, resa bellissima, senza saperlo.

E noi vogliamo sapere, sempre. Non ci sentiamo sicuri se non sappiamo, vediamo, tocchiamo.

Credere che l'amore di Dio ci preceda sempre e che ci venga donato in modo totalmente gratuito non ci entra proprio in testa.

Barcolliamo appena qualcosa non va per il verso giusto. Abbiamo bisogni di essere subito rassicurati, altrimenti cadiamo nello scoraggiamento.

Fede significa invece credere di essere belli agli occhi di Dio. Amati. Desiderati.

Io sto cominciando a crederci devo dire. Ma anche questo è un dono da chiedere.

Me ne sono accorto la domenica dopo l'Immacolata.

Mi è arrivata una bella
legnata. Come quel fulmine. Da rimanerci secchi.
Ma adesso sorrido. Sorrido a Lui e non mollo, vado avanti e mi sento vicino all'Immacalata. Bello.
Non celebriamo forse la sua bellezza per scoprirla in noi stessi?
Megalomania? Narcisismo spirituale?

E' impossibile...

perchè per quanto ci sapremo amati da Dio, non riusciremo mai a capire quanto siamo belli ai suoi occhi...


...e infatti nemmeno Maria l'ha saputo. Lo ha scoperto a poco a poco, man mano che fissava il suo sguardo sugli occhi del Figlio e vi vedeva il suo riflesso immerso nella luce splendida del suo amore.

Ciao belli!

I limiti della ragione e la luce della fede

martedì 4 dicembre 2007 alle 22:42

Disse un giorno l’Occhio:
“Vedo oltre queste valli un monte velato di nebbia azzurra.
Non è meraviglioso?”


L’Orecchio udì
e dopo aver ascoltato attentamente, disse:
“Ma dove sarebbe la montagna?
Non la sento”.


Allora parlò la Mano e disse:
“Stò cercando invano di percepirla e di toccarla,
ma non trovo montagne”.


E il naso disse:
“Non ci sono monti: non ne sento l’odore”


Concluse la Bocca dicendo:
“Non c’è nessuna montagna:
non provo nessun gusto di essa”.


Allora L’Occhio si volse dall’altra parte, e gli altri presero
a discutere della sua strana allucinazione:
“Deve essere pazzo, ha perso il lume della ragione”


Sorpresi da una Luce che arriva "solo" per noi

domenica 2 dicembre 2007 alle 18:58


Ogni volta che il Signore mi chiama a condividere la sua Parola con altri fratelli e sorelle non manca mai di farmi qualche regalo. Magari di sottobanco.. così quasi all'ultimo momento.

Ormai lo so.

Vado per parlare (per balbettare qualcosa anzi) e mi preparo a ricevere io per primo.

Sarà una parola che io stesso leggo o dico, o una condivisione, un incontro, una domanda, un saluto. E così, improvvisamente, mi sorprende l'alba.

Arriva un raggio di luce nuova dritto al cuore. Per me, solo per me.

Egocentrismo? Forse, ma il Signore fa così anche con te.

Certo il Signore lo fa con tutti, ma sai bene che quel raggio, anche se per gli altri sarà sempre bellissimo, avrà però una gamma di colori diversa. Questi sono per te e per te solo. Non so come spiegarlo ma è così.

Una volta cercavo subito di condividerlo, ne parlavo con entusiasmo... ma poi mi rendevo conto che non sempre riuscivo a trasmettere quel dono ricevuto. Ho capito ancora di più quanto e come il Signore ci ami personalmente.

Ci sono doni che DEVI condividere, altri invece sono solo per te. Incomunicabili (se non per uno speciale dono) o comunque mai nella stessa forma in cui l'hai ricevuto mi sa.

Non è detto che quello che ti ha colpito faccia lo stesso effetto su un'altra persona. Non ti stupire, non rimanerci male.

Quello che il Signore ti ha dato, lo aveva preparato da tempo, aveva pensato a tutti i dettagli..

... al tuo bisogno, ai tuoi desideri. Aveva da tempo e con cura pensato a come presentarti il dono, a come renderlo più bello, a come incartarlo, alle circostanze migliori per dartelo in modo che tu lo apprezzassi e lo capissi... poi zac!

Arrivato il momento ("la pienezza dei tempi"? vabbè non esageriamo...:-) eccolo lì per te. Solo per te.

E tu vuoi subito farlo vedere in giro... addirittura regalarlo ad altri.

Ma daai! Come puoi pensare a questo punto di "riciclare" un regalo così amato - pensato - creato solo per te!??

Ma gli altri?

Avranno anche loro i loro doni. Non ti preoccupare questa volta. Non essere in ansia per la loro "conversione".

Intanto convertiti tu apprezzando il dono.

Gli altri ne riceveranno allora il tuo sorriso, la tua solarità, il tuo sentirti profondamente amato.

E dai tuoi occhi partirà anche per loro un inatteso raggio di sole. Unico e irripetibile.

Direttamente da Lui, attraverso di te, solo per la persona che ti sta davanti in quel momento.

Il tempo di Avvento ci fa gustare e ci prepara a queste venute inattese nella nostra vita.

Ciao!

La tana e il nido

sabato 1 dicembre 2007 alle 10:17



"Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (cfr. Lc 9,58).


La tana è il luogo in cui uno si rannicchia e trova la sua sicurezza, perchè ci sta bene e si sente difeso.

Il nido è il calore che nutre e protegge.

Oggi il linguaggio psicoanalitico usa simboli diversi: tana e nido diventano il voler restare nel seno materno e in tutto ciò che esso rappresenta, quindi l'essere coccolati, l'essere al riparo, nel guscio della propria sensibilità, nel caldo degli affetti, al sicuro dalle aggressività.

L'uomo infatti, fa fatica ad accettare l'espulsione dall'utero, si traumatizza e rimane perciò sempre tentato di riformarsi un altro nido, un altro ambiente protetto.

Gesù afferma però che il Regno è una nascita violenta, esige di uscire "come un gigante dalla tenda, per correre la propria strada" (cfr. Sal 19,6).

Chi vuol restare nella tenda, non potrà mai capire appieno il Regno.





Magari compirà nominalmente i gesti del Regno e tuttavia, essendo rinchiuso nel proprio bisogno di protezioni psichica, non affronterà il combattimento della vita uscendo allo scoperto.

Questo atteggiamento è oggi particolarmente diffuso: i ragazzi, i giovani e le giovani, nonostante la crisi delle famiglie, non riescono a staccarsene e a decidersi per le scelte definitive, anche in prospettiva matrimoniale e, dopo un primo momento di entusiasmo, preferiscono optare per scelte a tempo determinato.

Card. Carlo Maria Martini

 













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