La tana e il nido

sabato 1 dicembre 2007 alle 10:17



"Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (cfr. Lc 9,58).


La tana è il luogo in cui uno si rannicchia e trova la sua sicurezza, perchè ci sta bene e si sente difeso.

Il nido è il calore che nutre e protegge.

Oggi il linguaggio psicoanalitico usa simboli diversi: tana e nido diventano il voler restare nel seno materno e in tutto ciò che esso rappresenta, quindi l'essere coccolati, l'essere al riparo, nel guscio della propria sensibilità, nel caldo degli affetti, al sicuro dalle aggressività.

L'uomo infatti, fa fatica ad accettare l'espulsione dall'utero, si traumatizza e rimane perciò sempre tentato di riformarsi un altro nido, un altro ambiente protetto.

Gesù afferma però che il Regno è una nascita violenta, esige di uscire "come un gigante dalla tenda, per correre la propria strada" (cfr. Sal 19,6).

Chi vuol restare nella tenda, non potrà mai capire appieno il Regno.





Magari compirà nominalmente i gesti del Regno e tuttavia, essendo rinchiuso nel proprio bisogno di protezioni psichica, non affronterà il combattimento della vita uscendo allo scoperto.

Questo atteggiamento è oggi particolarmente diffuso: i ragazzi, i giovani e le giovani, nonostante la crisi delle famiglie, non riescono a staccarsene e a decidersi per le scelte definitive, anche in prospettiva matrimoniale e, dopo un primo momento di entusiasmo, preferiscono optare per scelte a tempo determinato.

Card. Carlo Maria Martini

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