Ripensavo un po' in questi giorni a come nell'esperienza delle nostre relazioni umane si giochi la possibilità di toccare davvero qualcosa di divino. Incontrare una persona è incontrare un mistero. E' come rapportarsi al "Mistero" stesso di Dio.
Lui che è in se stesso comunione nella distinzione delle Persone (Padre - Figlio - Spirito Santo).
Lui che si può incontrare solo se decide di aprirti le porte del suo Mistero.
E noi che troppo spesso trattiamo la Sua Parola come un oggetto da aggredire e conquistare, da usare... magari per raccontare qualche "bella parola" (agli altri) o pubblicare qualche studio interessante. Rimanendo fuori dal Mistero, che, assalito o "usato", si ritira da noi...
Come l'incontro vero con una persona si realizza se c'è un reciproco rivelarsi d'intimità, così con Dio. Accostarsi con la nuda verità di noi stessi, attendere... attendere anche tanto tempo...
Ma non perchè l'Amore non si voglia comunicare... ma perchè tu capisca che è dono quello che ti viene concesso. E' dono inestimabile di qualcosa di per sé assolutamente indisponibile.
Aspettare che Lui stesso ti introduca gratuitamente. Comprendere qualcosa di Dio, fare reale esperienza di Lui, gustare nell'intimo una sua parola è come essere introdotti nella sala del trono e contemplare il volto del Re.
Così tra noi. Il volto dell'altro e il mio stesso volto come mistero che si vela e si svela contemporaneamente.
Vivere insieme nella verità è un po' come essere già in Dio Trinità.
Contaminazione e mistero. Due aspetti quasi opposti ma paradossalmente uniti quando si entra in questa dimensione.
E ripenso anche ad alcune suggestioni flash ricevute dall'incontro con una bella persona: il prof. Lucio Vinetti, giovane Direttore della Scuola di Audiofonetica (Brescia) integrata dell'Istituto Canossiano e felice padre di famiglia...
Molti matrimoni si sfasciano o muoiono sul nascere perchè "voglio vivere la mia vita, avere la mia libertà e le mie ambizioni sociali"... non si accetta la reciproca "contaminazione"... (parola usata da Lucio). Che qualcosa dell'altro passi in me e mi trasformi e viceversa. Cosa d'altra parte che può essere amata e voluta solo da persone che abbiano già la loro identità... Lucio diceva stasera come i suoi nonni, che nelle foto da giovani apparivano nel volto totalmente diversi, nel tanto tempo vissuto insieme sembravano anche nei lineamenti assomigliarsi, quasi fossero stati fratello e sorella...
Condividere veramente rimane un atto unilalaterale e gratuito.
Che non pretende altro in cambio.
Non pretende di forzare ed entrare nel mistero dell'altro. Dalla condivisione si arriva alla comunione se entrambi liberamente si svelano.
Eppoi: mettere in comune non vuol dire mettere in mezzo, tra me e te. Mettere in comune significa che è di entrambi.
Ma il mistero rimane comunque e va rispettato. Il mistero dell'altro come segno di un volto in ogni caso diverso e per questo affascinante nel suo libero rivelarsi. Ma cosa rivela in modo particolare?
Il suo Destino, la sua chiamata, il mistero della strada tracciata da Dio.
E allora amare l'altro significa amare il suo Destino, la sua chiamata, il mistero di quella strada tracciata solo per questa persona che ti sta davanti.
Amare è anche lasciare partire, accompagnando nella discrezione dell'intercessione.
Lasciare partire per quella strada affinché si compia la vera comunione che non si ha senza questo modo di amare. Amare, rispettare, attendere... il mistero dell'altro come il Mistero di Dio.
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