Lo Spirito è il grande Protagonista della festa di Pentecoste. Il suo arrivo è segnalato con due immagini: quella del vento e quella del fuoco.
Il vento è imprevedibile.
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8).
Aprirsi all'azione dello Spirito, significa diventare creature «sorprendenti», inspiegabili. Che non seguono le traiettorie obbligate del buonsenso, le strade battute della mediocrità generale, gli itinerari programmati del «fanno tutti così», né i sentieri ben segnati dell'abitudine e delle ripetizioni.
Non per nulla i primi monaci venivano chiamati «figli del vento», proprio per l'imprevedibilità della loro azione e delle loro iniziative, per la novità sconcertante dei loro gesti.
La vita cristiana è fedele allo Spirito nella misura in cui dimostra di essere capace di «sorprendere».
Il vento è inafferrabile. Non lo si può ingabbiare, amministrare, controllare.
Nessuno è libero come un santo.
Nessuno è meno addomesticabile di una creatura afferrata dallo Spirito.
Il vento è inarrestabile. Nella sua azione irresistibile, travolge tutti gli ostacoli, spazza via le paure, scuote i pregiudizi, scrolla le sicurezze, fa piegare le resistenze più accanite.
Non è possibile fermare il vento.
Occorre abbandonarsi alla sua forza travolgente, assecondare il suo movimento impetuoso e lasciarsi trasportare nella sua direzione.
Il vento si diverte a portarci dove noi non vorremmo.
Niente paura. Andiamo a sbattere... in qualche mondo nuovo. Si va ad approdare a qualche «terra nuova».
Il vento, dunque, è una realtà dinamica, non statica.
Non lo si possiede. Si è posseduti da lui.
Non si comanda al vento. Ci si mette a sua disposizione.
Il vento non lo si spiega. Se ne vedono gli effetti.
Al vento non si può imporre una direzione o una misura. E’ lui che fissa la direzione e stabilisce la misura.
Una persona amica dello Spirito la si riconosce perché è una creatura di movimento.
Certe persone cosiddette spirituali, invece, pare abbiano addosso ‑ come direbbe J. Cardonnel ‑ più piombo che ali, tale è la pesantezza e l'immobilismo che le caratterizzano. In realtà non conoscono neppure di vista lo Spirito, altro che essere familiari con Lui! Lo confondono col loro... fiato corto.
Proviamo a riflettere. Accogliere lo Spirito, nella propria vita, significa accogliere il vento.
E quando entra questo vento impetuoso, nel mondo o in un'esistenza personale, c'è una sola certezza: niente rimane come prima.
Lo Spirito ha la pessima abitudine di non lasciare stare come sono né le cose né le persone. Si diverte a non lasciare niente e nessuno al proprio posto.
«Questi uomini gettano il disordine nella nostra città» (At 16,20).
La colpa non è loro. E’ del vento.
... di A. Pronzato [... continua più tardi...]
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