Mi colpiva tanto l’inizio della prima lettura:
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa quanti l’amate.
Sfavillate di gioia con essa,
voi tutti che avete partecipato al suo lutto (Is 66,10)
L’invito è chiaramente un invito alla gioia, all’esultanza, a non rimanere prigionieri delle nostre tristezze, anzi è addirittura un “comando”, un imperativo: Dio non ci vuole tristi perché ci ha creati per la pienezza della felicità.
Nello stesso tempo però
Paradossalmente gioia e dolore, ancora una volta vanno a braccetto, camminano insieme.
Non possiamo godere della gioia di Gerusalemme se non l’amiamo, se non siamo in comunione con lei... Penso alla Chiesa, alle nostre parrocchie, alle nostre comunità religiose....
Quanto sappiamo rimanere nell’amore anche quando le cose non sono come le vorremmo?
E questo “partecipare al suo lutto”: avere il coraggio anche noi di scendere nella morte con lei per godere della vita che ci verrà certamente ridonata, che ci viene sempre, di nuovo, ridonata.
In fondo questo è stato il cammino di Gesù che ha amato la sua Gerusalemme (quella storica del suo tempo, ma anche quella di oggi... noi ) e ha partecipato davvero al suo lutto fino a morire Lui stesso: non potremo evitare che sia anche il nostro cammino se vogliamo stare con Lui....
sr. Ombretta
Bello Ombretta, grazie per aver condiviso questo pensiero!
:D