Come quello di oggi. Approfittando degli ultimi giorni di vacanza e della magnifica giornata, che con la sua aria fredda ma tersa mostrava tutta la bellezza dei monti, ci siamo detti: perchè non andiamo sul Sagro? detto, fatto. O quasi... l'intenzione c'era tutta, ma appena vuoi fare qualcosa insieme, gli intoppi spuntano da tutte le parti. Chi vorrebbe venire, ma non può, chi semplicemente non viene, chi viene e si perde per strada (vero Gianlu?) e altri particolari.. alla fine però, dopo fatica, vento e freddo, si raggiunge insieme la vetta: è momento bellissimo, ogni volta nuovo, che ti regala un panorama stupendo e la gioia di vederlo insieme! la gioia di condividere quel momento e non solo.. anche le salsicce e la focaccia a quell'altezza hanno un gusto più buono (vero Lore?). Anche il superatleta sopraggiunto poco dopo, lui che ti guarda esterefatto banchettare lautamente e di gusto con i tuoi confratelli (che hanno portato tagliere, salami, salsicce, fagioli, focaccia, pizza, cioccolata... la grappa no - per dimenticanza..), lui, forse un asceta semibuddista che arriva dopo una ripida salita e nemmeno si siede, nemmeno beve, gli offri quello che hai e ti dice - no grazie, forse bevo un sorso d'acqua, ho qui due arance.. (che poi non prende), lui che alla fine riparte fresco come una rosa, lui l'icona vivente del suo sito di riferimento dal titolo "vadoetornoinmontagna", sì anche lui, viene coinvolto dall'atmosfera di comunione e comincia a raccontarci tutte le sue peripezie in montagna, tutte le sue innumerevoli escursioni, ci dice il suo nome - Paolo -, e ci intratteniamo più che volentieri per più di ora con lui (praticamente in maglietta, noi con piumini e golf multistrato).
Il tutto all'ombra della croce. Che riguardi. Quella croce che ormai diversi vorrebbero tirare giù dalle nostre montagne, in nome della laicità, oppure aggiungervi mezzelune, stelle di David o piccoli Budda... io direi: beh, almeno teniamola come testimonianza di una fede che qui è quasi bimillenaria, come una sorta di reperto archeologico, come un segno antico di quella "credenza" che aveva osato dire che Dio era entrato nella nostra storia... quella specie di "superstizione oscurantista" che aveva osato affermare che la perfezione dell'essere di Dio si era rivelata nell'abisso tenebroso della croce... sì, soprattutto quest'ultima cosa viene in mente qui sulla cima, guardando la croce e ripensando ad alcune parole del Signore:
Gesù, chiamati a sé (i suoi discepoli), disse: «Voi sapete che i capi delle nazioni esercitano la loro signoria su di esse, e i grandi sono quelli che fanno sentire su di esse la loro potenza. Non sarà così fra voi; ma chi fra voi vuol diventare grande sarà vostro servo, e chi fra voi vorrà essere al primo posto si farà vostro schiavo, come il Figlio dell'uomo che non è venuto ad essere servito, ma a servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (Mt 20,25-28)
Sulla cima vedo due vertici che si toccano: il vertice della vetta, che indica simbolicamente il punto più eccelso, la realtà più alta; e il vertice di un abisso, quello della croce del Figlio di Dio, che prende su di sè non solo ogni mio peccato, ma la causa di ogni mio peccato: l'abbandono del Padre. Gesù è abbandonato dal Padre per cancellare il mio aver abbandonato il Padre. Due vertici opposti che si toccano. E quassù, questo è il significato della croce piantata a questa altezza. Non dominio. Non manifestazione di supremazia di una religione. Ma come dicevo - se volete - l'attestazione di un messaggio, che forse a qualche archeologo dello spirito (e della verità) potrebbe ancora interessare: un messaggio che dice: il vertice, la vetta, la sommità dell'amore e della comunione (Dio insomma), si rivela in questo abisso misterioso della croce.
Oggi, le piccole difficoltà che minacciavano la nostra comunione fraterna, assunte e vinte nella fatica e nella grazia Sua, ci hanno regalato la luce di questo momento, che non passerà.
Il tutto all'ombra della croce. Che riguardi. Quella croce che ormai diversi vorrebbero tirare giù dalle nostre montagne, in nome della laicità, oppure aggiungervi mezzelune, stelle di David o piccoli Budda... io direi: beh, almeno teniamola come testimonianza di una fede che qui è quasi bimillenaria, come una sorta di reperto archeologico, come un segno antico di quella "credenza" che aveva osato dire che Dio era entrato nella nostra storia... quella specie di "superstizione oscurantista" che aveva osato affermare che la perfezione dell'essere di Dio si era rivelata nell'abisso tenebroso della croce... sì, soprattutto quest'ultima cosa viene in mente qui sulla cima, guardando la croce e ripensando ad alcune parole del Signore:
Gesù, chiamati a sé (i suoi discepoli), disse: «Voi sapete che i capi delle nazioni esercitano la loro signoria su di esse, e i grandi sono quelli che fanno sentire su di esse la loro potenza. Non sarà così fra voi; ma chi fra voi vuol diventare grande sarà vostro servo, e chi fra voi vorrà essere al primo posto si farà vostro schiavo, come il Figlio dell'uomo che non è venuto ad essere servito, ma a servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (Mt 20,25-28)
Sulla cima vedo due vertici che si toccano: il vertice della vetta, che indica simbolicamente il punto più eccelso, la realtà più alta; e il vertice di un abisso, quello della croce del Figlio di Dio, che prende su di sè non solo ogni mio peccato, ma la causa di ogni mio peccato: l'abbandono del Padre. Gesù è abbandonato dal Padre per cancellare il mio aver abbandonato il Padre. Due vertici opposti che si toccano. E quassù, questo è il significato della croce piantata a questa altezza. Non dominio. Non manifestazione di supremazia di una religione. Ma come dicevo - se volete - l'attestazione di un messaggio, che forse a qualche archeologo dello spirito (e della verità) potrebbe ancora interessare: un messaggio che dice: il vertice, la vetta, la sommità dell'amore e della comunione (Dio insomma), si rivela in questo abisso misterioso della croce.
Oggi, le piccole difficoltà che minacciavano la nostra comunione fraterna, assunte e vinte nella fatica e nella grazia Sua, ci hanno regalato la luce di questo momento, che non passerà.
Già, una giornata stupenda! Sono sempre più convinto che la vita comunitaria sia molto spesso incasinata però, oltre alle fatiche che ognuno deve affrontare, è anche molto bello vivere e sudare tutti insieme. Il punto è però questo: che molto spesso non ci piace sudare insieme agli altri e, rifiutando la comunione con gli altri rifiutiamo di conseguenza la comunione con Dio, ci stacchiamo e vogliamo fare di testa nostra, materialmente o anche soltanto mentalmente. Così facendo non aiutiamo la comunione fraterna ma ci ripieghiamo su noi stessi, non siamo in Pace con Dio, non siamo in Pace con noi stessi e non aiutiamo la comunità. Credo che un gruppo di persone possano vivere amandosi soltanto quando al centro del loro cuore vive effettivamente Dio, la Pace Vera, quella profonda. La Pace che riappacifica l'uomo con se stesso, con gli altri e con il Creatore perchè è quella Pace che giunge proprio dal Creatore e che al Creatore conduce. Se Dio è al centro e ognuno dei componenti è collegato direttamente a Lui, se ognuno de componenti custodisce Dio che è Pace e Amore nel proprio cuore, allora ognuno sarà collegato direttamente anche ad ognuno degli altri della comunità perchè non esiste possibilità contraria: ma quando ci stacchiamo dal collegamento diretto con Dio, allora non più Pace alberga nelle nostre intimità e ciò traspare palesemente agli occhi di tutti. I nostri volti non trasmettono più Luce e Serenità ma sconforto, fatica, a volte quasi disperazione. Il rischio altissimo e reale è che, staccando il cavo con Dio si staccherà automaticamente anche quello che ci lega alle altre persone, che in definitiva, quali Figli di Dio, sono veramente nostri fratelli, sangue del nostro sangue e carne della nostra carne perchè tutti Creati da Dio Padre. La comunità: tutta da scoprire e da imparare.
la vita comunitaria...una fraternità di abbandono alla volonta di Dio, un continuo rinnegarmi per accettare gli altri che Dio mi ha messo accanto che forse non avrei mai scelto perchè caratteri troppo contrastanti,troppo diversi da me!!!Io ero (e sono ancora) un tipo che si voleva autogestire che non voleva seguire regole e leggi...io che desideravo entrare in un corpo di polizia ma troppo ribelle per accettare chi mi comandassero...io che sbattevo la porta in faccia ai professori e li mandavo in c*** perché non mi davano il voto che volevo...io che con mio padre litigavo un giorno si e l'altro anche perchè non mi lasciava libero di non studiare,di andare a divertirmi con gli amici(che poi mi "spaccavo" e basta),di fare quello che volevo...ora il Signore mi ha parlato e mi ha sceltro tra molti per seguirlo da vicino,da molto vicino e non come diocesano ma mi ha donato una vocazione alla vita religiosa!un dono immenso ma totalmente contrario alle mie aspettative,con tanti fratelli e sorelle che mi ha messo accanto Lui,non mi sono scelto io e magari mai le avrei scelte queste persone e per di più cosi tante!!!io che volevo andare a vivere in montagna immerso nella natura e fare una vita (diciamo) eremitica!!!si,come ho letto nel tuo scritto"vita comunitaria 2"sono momenti unici e indimenticabili le uscite di gruppo,i giorni di divertimento,ma non sono solo quelli che creano comunità,sono solo momenti!!!è la vita di tutti i giorni che crea comunità,dobbiamo fare comunione delle nostre possibilità e dei nostri limiti,unire tutto insieme e diventare un solo corpo in Cristo!io ho dei limiti,ma Dio mi ha messo accanto un fratello/sorella che colma quel limite,ne sono convito!l'importante è cercare e non fare come ho fatto fino ad ora di scegliere quelli che mi possono aiutare,di decidere io e non lasciare dire al Padre chi mi deve colmare quel limite che ho!!!e viceversa ogni dono che Dioio mi ha dato lo devo mettere in comunione e non tenerlo nascosto,conservarlo come un oggeto a me caro,altrimenti come nella parabola dei talenti,Dio mi leva il talento e lo da a qualcuno che lo faccia fruttificare!!!
un abbraccio in Cristo e grazie di questo sito dove far fiorire nel nostro deserto quel fiore immenso che è Dio...Dio non lo vediamo faccia a faccia,ma lo possiamo contemplare nel Fratello che abbiamo accanto!!!
P.S:ora pregate che anche io riesca ad attuare ciò che ho scritto perchè se non attuo cio che sento dentro sono e sarò sempre un fallito
Simone