Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". Rispose Abram: "Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco". Soggiunse Abram: "Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede". Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: "Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede". Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza". Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia (Gn 15,1-6).
Abramo in verità da tempo aveva già creduto a Dio, lasciandosi indietro il sapore di tante cose (Gn 12,1-3), lui, chiamato ad una nuova vita quando ne aveva già vissuta una (v. 4), a ricominciare dopo aver sperimentato tutte le vie degli uomini.
Ricominiciare percorrendo adesso gli strani sentieri di questo misterioso Dio.
Che fa delle promesse.
Accreditate solo con quel non so che di sgorgato dalle profondità del cuore nell'attimo stesso che si ode la sua Parola. Come una eco che non fa stranamente sentire quella promessa così assurda, come di fatto sembra.
Ma gli anni sono passati e ancora nulla si realizza. E Abramo non nasconde i suoi desideri e nemmeno la sua frustrazione.
Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco.
Il desiderio di un figlio, di una discendenza dice stupendamente in modo simbolico non solo quello che è un desiderio umano naturale (soprattutto a quei tempi e in quella cultura).
Dice il desiderio che la propria vita non sia passata inutilmente.
Il desiderio di lasciare una traccia visibile di sè in questo mondo, in questa storia.
Una traccia, una impronta... sentire che la propria vita è stata bella, piena.. perchè ha impresso il segno della vita e di una bellezza che continua attraverso di noi e dopo di noi.
E' un bel desiderio. E' quello che Abramo quasi non spera più. E quasi si rassegna ad una vita fallimentare:
...l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco.
Ma il Signore ha in serbo qualcosa di più.
"Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede"
Non quello che tu temi e nemmeno quello che guardando dentro di te capisci di desiderare.
Infinitamente di più.
Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle"
Hai contato, hai visto i tuoi desideri. Ora guarda i miei per te.
Desidero dilatare, amplificare i tuoi desideri all'infinito come tu stesso da uomo non riesci nemmeno ad immaginare.
e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza"
I tuoi desideri sono troppo pochi. Guarda in alto. E misurati con l'infinito!
E riconoscerai che quell'infinito desiderio era inciso da sempre dentro di te, balenando di tanto in tanto in piccoli o grandi desideri.
Desidero che tu scopra tutti i tuoi desideri.
Contali.
Dimmeli.
Vivili.
Ma poi lascia che ti conduca fuori dalla tua tenda, dallo spazio limitato della tua visuale, e lascia che amplifichi e moltiplichi all'infinito il tuo desiderio, perchè sarò io, che sono l'Infinito, il solo a colmarlo.
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E' una prospettiva particolare con cui ci avviciniamo al grande Triduo Pasquale della morte e resurrezione del Signore Gesù.
La prospettiva dei nostri desideri, da contare e ridire. A Lui.
E aprirsi ad una promessa che va oltre ogni limite. Oltre il limite della morte.
Verso la Resurrezione.
Verso il compimento di ogni desiderio, al di là di ogni aspettativa.
Abramo in verità da tempo aveva già creduto a Dio, lasciandosi indietro il sapore di tante cose (Gn 12,1-3), lui, chiamato ad una nuova vita quando ne aveva già vissuta una (v. 4), a ricominciare dopo aver sperimentato tutte le vie degli uomini.
Ricominiciare percorrendo adesso gli strani sentieri di questo misterioso Dio.
Che fa delle promesse.
Accreditate solo con quel non so che di sgorgato dalle profondità del cuore nell'attimo stesso che si ode la sua Parola. Come una eco che non fa stranamente sentire quella promessa così assurda, come di fatto sembra.
Ma gli anni sono passati e ancora nulla si realizza. E Abramo non nasconde i suoi desideri e nemmeno la sua frustrazione.
Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco.
Il desiderio di un figlio, di una discendenza dice stupendamente in modo simbolico non solo quello che è un desiderio umano naturale (soprattutto a quei tempi e in quella cultura).
Dice il desiderio che la propria vita non sia passata inutilmente.
Il desiderio di lasciare una traccia visibile di sè in questo mondo, in questa storia.
Una traccia, una impronta... sentire che la propria vita è stata bella, piena.. perchè ha impresso il segno della vita e di una bellezza che continua attraverso di noi e dopo di noi.
E' un bel desiderio. E' quello che Abramo quasi non spera più. E quasi si rassegna ad una vita fallimentare:
...l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco.
Ma il Signore ha in serbo qualcosa di più.
"Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede"
Non quello che tu temi e nemmeno quello che guardando dentro di te capisci di desiderare.
Infinitamente di più.
Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle"
Hai contato, hai visto i tuoi desideri. Ora guarda i miei per te.
Desidero dilatare, amplificare i tuoi desideri all'infinito come tu stesso da uomo non riesci nemmeno ad immaginare.
e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza"
I tuoi desideri sono troppo pochi. Guarda in alto. E misurati con l'infinito!
E riconoscerai che quell'infinito desiderio era inciso da sempre dentro di te, balenando di tanto in tanto in piccoli o grandi desideri.
Desidero che tu scopra tutti i tuoi desideri.
Contali.
Dimmeli.
Vivili.
Ma poi lascia che ti conduca fuori dalla tua tenda, dallo spazio limitato della tua visuale, e lascia che amplifichi e moltiplichi all'infinito il tuo desiderio, perchè sarò io, che sono l'Infinito, il solo a colmarlo.
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E' una prospettiva particolare con cui ci avviciniamo al grande Triduo Pasquale della morte e resurrezione del Signore Gesù.
La prospettiva dei nostri desideri, da contare e ridire. A Lui.
E aprirsi ad una promessa che va oltre ogni limite. Oltre il limite della morte.
Verso la Resurrezione.
Verso il compimento di ogni desiderio, al di là di ogni aspettativa.
..i tuoi desideri... ma quanti erano?..tanti.. troppi...e poi cresci e molti si realizzano..ed altri rimangoni li chiusi nell'animo aspettando che tu ogni tanto gli dia uno sguardo e trovi il momento opportuno per tentare..per fidarti di Lui affinchè prendano finalmente vita. poi ti rendi conto che hai già tutto ciò che ti serve nella vita...tutto ciò che conta davvero...e i sogni possono rimanere li..tranne uno.. il più profondo.. il più segreto..che ogni uomo dentro se vive... la vita.. la vera vita quella piena. da condividere ogni giorno con chi ami..ma che sfugge di fronte a mille impegni... e non sai più come fare a colmare il desiderio...che è infinito che è già talmente colmo da non sapere come fare a riempirlo definitivamente e non puoi fare altre che alimentarlo...e chiedere a Lui di darti la spinta opportuna epr superare i limiti gli infiniti limiti che permettono ai desideri di esistere...e continuare a vivere dentro di te...
Buona Settimana Santa a tutti..con il desiderio di poter superare i "limiti" che ci affliggono e non ci lasciano vivere veramente la Sua Morte...ma sopratutto la Sua Resurrezione..un bacio Elena