Beati i puri di cuore perché vedranno Dio

mercoledì 27 febbraio 2008 alle 10:14

Se dici: Fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: Fammi vedere l'uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano.
Infatti quelli che vedono con gli occhi del corpo, percepiscono ciò che si svolge in questa vita terrena e distinguono le cose differenti tra di loro: la luce e le tenebre, il bianco e il nero, il brutto e il bello, l'armonioso e il caotico, quanto è ben misurato e quanto non lo è, quanto eccede nelle sue componenti e quanto né è mancante. La stessa cosa si può dire di quanto è di pertinenza delle orecchie e cioè i suoni acuti, i gravi e i dolci. Allo stesso modo si comportano anche gli orecchi del cuore e gli occhi dell'anima in ordine alla vista di Dio.

Dio, infatti, viene visto da coloro che lo possono vedere cioè da quelli che hanno gli occhi. Ma alcuni li hanno annebbiati e non vedono la luce del sole. Tuttavia per il fatto che i ciechi non vedono, non si può concludere che la luce del sole non brilla. Giustamente perciò essi attribuiscono la loro oscurità a se stessi e ai loro occhi.

Tu hai gli occhi della tua anima annebbiati per i tuoi peccati e le tue cattive azioni.
Come uno specchio risplendente, così deve essere pura l'anima dell'uomo. Quando invece lo specchio si deteriora, il viso dell'uomo non può più essere visto in esso. Allo stesso modo quando il peccato ha preso possesso dell'uomo, egli non può più vedere Dio.

Mostra dunque te stesso. Fa' vedere se per caso non sei operatore di cose indegne, ladro, calunniatore, iracondo, invidioso, superbo, avaro, arrogante con i tuoi genitori. Dio non si mostra a coloro che operano tali cose, se prima non si siano purificati da ogni macchia. Queste cose ti ottenebrano, come se le tue pupille avessero un diaframma che impedisse loro di fissarsi sul sole.

Ma se vuoi, puoi essere guarito. Affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? E' Dio, il quale per mezzo del Verbo e della sapienza guarisce e dà la vita. Dio, per mezzo del Verbo e della sapienza, ha creato tutte le cose; infatti «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal 32, 6). La sua sapienza è infinita. Con la sapienza Dio ha posto le fondamenta della terra, con la saggezza ha formato i cieli. Per la sua scienza si aprono gli abissi e le nubi stillano rugiada.

Se capisci queste cose, o uomo, e se vivi in purezza, santità e giustizia, puoi vedere Dio. Ma prima di tutti vadano innanzi nel tuo cuore la fede e il timore di Dio e allora comprenderai tutto questo. Quando avrai deposto la tua mortalità e ti sarai rivestito dell'immortalità, allora vedrai Dio secondo i tuoi meriti. Egli infatti fa risuscitare insieme con l'anima anche la tua carne, rendendola immortale e allora, se ora credi in lui, divenuto immortale, vedrai l'Immortale.

Dal «Libro ad Autolico» di san Teofilo di Antiochia, vescovo
(Lib. I, 2. 7; PG 6, 1026-1027. 1035)

Il "grido di dolore" del vescovo di Arbil per l'attacco turco nel Kurdistan

domenica 24 febbraio 2008 alle 10:46

Questo “è un grido di dolore rivolto alla comunità internazionale. Non lasciate che gli aerei turchi continuino a violare i cieli del Kurdistan ed a bombardarne il territorio: gli unici a soffrire sono civili innocenti. Oltre 200 villaggi colpiti, persone appena tornate che scappano di nuovo, violenza e paura: è questo il prezzo dell’aggressione che stiamo subendo”.

Chi parla è mons. Rabban al Qas, vescovo di Arbil, che all'Agenzia AsiaNews condanna l'attacco turco sul Kurdistan iracheno. Il presule, parla a nome dei suoi fratelli vescovi, dei leader religiosi musulmani e soprattutto della popolazione”. I carri armati turchi nel territorio iracheno e gli aerei di Ankara nei cieli “stanno distruggendo tutto ciò che abbiamo così faticosamente ricostruito negli ultimi anni”.

Secondo mons. al Qas, l’attacco sferrato nella notte di ieri dalle truppe turche in territorio kurdo “non è mirato a colpire i ribelli del Pkk i quali non si trovano nei villaggi vicino al confine, la zona colpita dai bombardamenti, ma lontano dalle montagne. Ho visto con i miei occhi 6 aerei turchi attaccare un villaggio cristiano dove non si erano mai viste installazioni militari”.

Appena le truppe sono penetrate nel territorio, “la popolazione è fuggita: questo è ancora più doloroso se si tiene conto di quanti sforzi ha fatto il governo provinciale per far tornare dalla Siria e dalla Giordania tutti coloro che erano fuggiti a causa della guerra. I turchi hanno distrutto dei ponti pedonali, fondamentali per spostarsi da un villaggio all’altro ed hanno concentrato il loro raggio d’azione in zone abitate per lo più da civili cristiani”.

L’Europa e gli Stati Uniti, così come i cristiani ed i musulmani di tutto il mondo, “non possono rimanere indifferenti davanti a quello che è successo. Abbiamo bisogno dell’aiuto e delle preghiere di tutti: deve tornare la pace o la situazione non tornerà mai più alla normalità”. (R.P.)

Quaresima, un tempo per cambiare

mercoledì 6 febbraio 2008 alle 12:24

Quanto raramente si sentono parole come: ho sbagliato, perdonami.
Abbiamo sempre ragione.
Vediamo sempre giusto.
Se qualcosa non va, sono gli altri che sbagliano.
Se qualcosa va, sono io che ho fatto bene.

E se anche per una attimo si affaccia il pensiero di essere fuori strada, con Dio e con gli altri, con le nostre scelte, guai a rischiare di tornare sui propri passi ammettendo l'errore: dobbiamo salvare la faccia.

E allora meglio insabbiare tutto, far finta di niente e andare avanti.
Ma verso dove?

Non certo verso la gioia.

Adesso invece è tempo di sudore e fatica, se lo vogliamo, l'unica strada verso la gioia.

Che c'è già. E' già donata dal Cristo per noi. Basta riceverla.

Ma senza riconoscimento del peccato, non c'è perdono, non c'è riconciliazione.

E' tempo di imparare a riconoscere i propri errori.
E' tempo di chiedere perdono.
E' tempo di cambiare tutto.

E tutto è lì, a portata di mano, basta dire in verità: Sorry, blame it on me

 













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